DAL DENTISTA
‘Un fa per me, lo dio senza vergogna.
So’n coma a comincia’ da vando entro;
e lo vedo passa’, vella carogna,
che mi farà chiama’ per anda’ drento.
Mi ‘onosce, e lo vedo già incazzato;
vorebbe stassi lì, co’ttubi in bocca,
ci gnocca nel vedemmi disperato,
e velle su’ occhiatacce che mi stiocca
mi fan sentin citrullo e minorato.
Ma ora l’assistente, un popo’ locca,
m’ha fatto ‘l sorisino e m’ha chiamato.
E’ ‘nutile trema’, ora mi tocca.
Mi sbattola ‘l labbrone addormentato,
‘un sento più la lingua, ‘un mi si sblocca.
Lu’ ci gode. Mi son tutto sbavato.