"Ha ucciso mio figlio, non lo perdono. Quel suo pentimento non è sincero"

Investì Andrea, può tornare a lavorare. La famiglia Lucchesi non ci sta

Fiorella, mamma di Andrea Lucchesi con il vescovo Italo Castellani al funerale del figlio

Fiorella, mamma di Andrea Lucchesi con il vescovo Italo Castellani al funerale del figlio

Lucca, 17 marzo 2018 -  «Andrea  è sotto un metro di terra, il ragazzo che l’ha investito potrebbe riprendere una vita normale poco più di un mese dopo averlo ucciso. È inaccettabile». Parole dure, piene di dolore e di una rabbia per certi versi comprensibile. La famiglia di Andrea Lucchesi non può comprendere come sia possibile che il giudice per le indagini preliminari stia pensando di restituire ad Antonio Caturano la possibilità di tornare al lavoro, «come se nulla fosse». Come se la notte tra il 3 e il 4 febbraio non fosse mai esistita. Invece i fatti accaduti in Darsena a Viareggio continuano a perseguitare i genitori Fiorella e Mario, gli amici, il fratello maggiore Giacomo e tutte le persone che volevano bene ad Andrea Lucchesi, travolto e ucciso da una Lancia Y, mentre l’amico Fabio Biagini rimase ferito.

A guidare  quell’auto era proprio Antonio Caturano, 24enne di Torre del Lago, ubriaco e drogato, che presto potrebbe comunque riprendere la sua attività di parrucchiere dopo che il gip ha accolto l’istanza dell’avvocato Fabrizio Miracolo, in base a una perizia psichiatrica che evidenzia come il ritorno al lavoro sia parte del percorso di recupero dopo la tragedia di febbraio. «Che esempio si dà con una decisione simile?» si chiede la famiglia Lucchesi tramite il suo legale, l’avvocato Cristiana Francesconi, portavoce del forte malcontento per la decisione del Tribunale.

C’è un altro  dettaglio, poi, che fa saltare i nervi in particolare a mamma Fiorella: «Lui (dice l’avvocato riferendosi a Caturano, ndr) si fa bello con le paginate di giornale, dice che vorrebbe scrivere alla madre di Andrea per chiedere scusa, ma sappia che non avrà alcun perdono. Se mai davvero dovesse scrivere quella lettera, la signora Fiorella non vuole riceverla». Il dolore è fresco, lancinante e in quella richiesta di perdono la famiglia non legge un reale pentimento, quanto piuttosto una strategia concordata a tavolino: «Dubitiamo fortemente che queste ipotetiche scuse siano frutto della volontà del ragazzo – sottolinea l’avvocato Francesconi – ma più probabilmente ‘suggerite’ da qualcuno, strumentali ai fini del processo (Antonio Caturano è accusato di omicidio stradale, ndr). Lui vuole apparire meno delinquente di quello che è. Ha distrutto una famiglia, in questo mese e mezzo che è trascorso dalla morte di Andrea avrebbe avuto tempo e modo di chiedere scusa per quello che ha fatto, invece non ha mandato alcun messaggio. Se il pentimento fosse stato immediato probabilmente sarebbe stato accolto in maniera diversa. Ora invece è troppo tardi».

Pareredel tutto opposto rispetto a quello dell’avvocato Fabrizio Miracolo, difensore di Antonio Caturano, secondo cui il suo assistito «da subito ha mostrato pentimento». Un pentimento sincero, a suo avviso.

Luca Vagnetti