"Uccise Andrea, non deve lavorare". La famiglia raccoglie 2.500 firme

Ragazzo ucciso in Darsena a Viareggio. La madre contro la scelta del giudice: "Uno schiaffo oltre al dolore"

Fiorella, la mamma di Andrea Lucchesi

Fiorella, la mamma di Andrea Lucchesi

Lucca, 14 aprile 2018 - «Io mi alzo tutte le mattine e vado al cimitero da mio figlio. La persona che lo ha investito e ucciso si alza e va tranquillamente a lavorare, come se niente fosse accaduto». Con queste poche lapidarie parole, Fiorella, mamma di Andrea Lucchesi il ragazzo di 20 anni investito e ucciso da un’auto pirata mentre camminava in Darsena a Viareggio insieme ad altri amici, grida la sua rabbia. In pochi giorni la famiglia ha raccolto oltre 2500 firme contro la decisione presa dal giudice che permette all’investitore di Andrea di tornare a lavoro, a nemmeno due mesi dalla quella terribile notte del 3 febbraio. Per la famiglia Lucchesi, Mario e Fiorella i genitori ed il fratello maggiore Giacomo, questa appare come una vera e propria ingiustizia. 

«Dopo un giorno e mezzo dalla morte di Andrea – spiega ancora la mamma Fiorella – il ragazzo che l’aveva investito era già fuori dal carcere. Per lui erano già scattati gli arresti domiciliari, mentre io non ero ancora riuscita nemmeno a vedere il corpo di mio figlio, falciato dalla sua auto. Dopo un mese e mezzo gli permettono di andare a lavoro, pur facendo un lavoro a contatto con il pubblico, che quindi gli concedono di fatto anche un certo grado di socializzazione, come se niente fosse accaduto. Quando incominciano a far prendere coscienza a questo giovane di quello che ha fatto? Delle proprie responsabilità? Del fatto che ha gettato una famiglia e tanti amici nella disperazione? E che razza di esempio viene dato a tutti i giovani che ogni sera si mettono alla guida delle loro auto?». 

La famiglia di Andrea Lucchesi si dice sconcertata dalla decisione che è stata presa dal Tribunale. «Sono tantissimi gli amici – prosegue Fiorella – ma anche le persone comuni, che nemmeno conosciamo, che si sono presentate qui al distributore Esso di San Concordio per sottoscrivere la nostra petizione. Tantissimi che mi dicono che è una cosa assurda e che si dichiarano profondamente sconcertati. Posso solo dire che così, la nostra famiglia è stata colpita al cuore due volte». La famiglia di Andrea Lucchesi avevano già manifestato la loro perplessità alcuni a metà marzo quando era trapelata l’ipotesi che l’investitore potessero tornare a lavorare. «Non passa giorno che non pensiamo ad Andrea – raccontano i genitori e il fratello – e non vorremmo più che nessuna famiglia passasse più quello che sta passando la nostra. Non vorremmo che altre madri, padri e fratelli si trovino a piangere il loro caro. E poi adesso questo schiaffo... lui torna a lavoro e Andrea è sotto un metro di terra».