"Questa città vive sul turismo. La luce deve vincere sul buio"

Mimmo D’Alessandro punta a un rilancio nel segno degli eventi e dell'apertura alla movida: "Lucca è un fiore, deve sbocciare. Sta al sindaco decidere"

Mimmo D'Alessandro

Mimmo D'Alessandro

Lucca, 13 maggio 2018 - Città viva o placidamente silenziosa. Città che vive di turismo e di eventi o che prova a costruirsi in altro modo il suo futuro. In fin dei conti, è sempre un problema di scelte. Prima di tutto politiche, ovvero compiute da chi, in virtù del consenso ottenuto, deve decidere. Appunto, decidere. Ecco come vede il futuro di Lucca uno che di Lucca non è, ma che da questa città è rimasto stregato, ricambiando, in un rapporto non certo senza tensioni, offrendole una dimensioni internazionale nel campo musicale.  Mimmo D’Alessandro, che ha abitato a Lucca, non ha dubbi su come la vorrebbe in futuro. Sempre più metropoli, sia pure in formato mignon. Ma con un fascino unico. Tornare indietro, ovvero rinunciare alla vita serale, alla sua dimensione turistica è un non senso.    «Sono per le città aperte, Lucca quando arrivai tanti anni fa, sembrava un cimitero. Eppure è un fiore che deve solo sbocciare, io stesso ci ho provato con il Summer Festival che ha smosso le acque placide, non riuscendoci del tutto. Nemmeno nella serata dei Rolling Stones, per quanto in quella magica sera Lucca era al centro del mondo, sembrava New York».

Il dibattito è aperto e non riguarda solo i grandi eventi, ma anche la vitalità serale della città, la possibilità che offra opportunità alle fasce giovanili e anche ai turisti. Che ne pensa?

«Le faccio io una domanda, anzi due: Lucca è una città turistica o no? E di cosa vive? Rispondendo a questi quesiti è tutto più chiaro. Deve rispondere per primo il sindaco, le risposte deve trovarle in base a quello che ha promesso in campagna elettorale. Solo il primo cittadino può e deve decidere quale direzione di marcia, assumendosi la responsabilità delle scelte. Tambellini è una persona colta e intelligente: deve decidere che modello di vita vuole per la città. E poi...».  

E poi?

«Accanto a lui servono figure di manager, non si può più prescindere se si vuole far crescere una comunità».  

Secondo lei la città on è abbastanza viva? 

«Mi pare ci sia più vita a Pietrasanta, la sera scorsa ero in centro con alcuni importanti fornitori e finita la cena non ho saputo dove portarli. Si esce, si mangia (bene) e poi? Manca anche un numero sufficiente di alberghi, ma, ripeto, è una scelta. Dipende cosa si vuole fare della città. Riesce a immaginarsi Lucca senza Summer, Comics e Film Festival?».  

Ma non può essere che si trasformi in Rimini. 

«Rimini, mai. Lucca è un’eccellenza, ma deve decidere se essere illuminata o rimanere al buio».  

Contrario, immaginiamo, a dirottare all’esterno delle Mura la vita serale, i divertimenti e anche gli effetti collaterali? 

«Assolutamente: devono rimanere in centro. Importante è che ci sia rispetto. Niente vandalismi o bullismo, per il resto i divieti non sono mai produttivi. Dovrebbe esserci maggiore responsabilità da parte di tutti».

Molti residenti, però, denunciano lo scadimento della qualità della vita. 

«Mi chiedo: se abito a piazza di Spagna a Roma posso pensare di non aver rumori? Oppure se ho casa sulla passeggiata di Viareggio. Chi desidera il silenzio e il buio credo dovrebbe rendersi conto che Lucca non può dare questo. E’ inevitabile, e questo ci riporta al destino che si vuole riservare a questa città».

Ha mai abitato a Lucca? 

«Sì, e ho ancora casa in piazza Anfiteatro. Credo di averle detto tutto, visto che è una delle zone con maggior rumore. Ma sono innamorato di questa città, anche se come nel rapporto con una donna sai che la bellezza non basta. E molte volte mi trovo con questo dubbio».

A quali città dovrebbe ispirarsi Lucca per una convivenza equilibrata? 

«Guardi, io adoro Barcellona, Napoli e New York. Città vive, dove ci si sente vivi e dove la luce vince sul buio».  

Tre città di grandi dimensioni: che hanno in comune con Lucca? 

«La grandezza non conta, Lucca è una metropoli, altrimenti non avrei mai pensato di portarci i Rolling Stones».