Trova e restituisce portafogli pieno di soldi. Il cuore d’oro di ‘Beppe’/FOTO

Si chiama Yusupha, ha 19 anni ed è arrivato in Italia ancora minorenne con un barcone dalla Libia. Ora fa uno stage in cucina alla Buca di Sant'Antonio

Yusupha 'Beppe' con Giuliano Pacini

Yusupha 'Beppe' con Giuliano Pacini

Lucca, 24 giugno 2018 - «Sorridi Beppe, sei stato bravissimo». E Beppe si scioglie. Guarda nell’obiettivo e si lascia andare. Pochi istanti ma quanto basta per mettere a nudo l’anima sincera di chi, così giovane, ha già subito troppo ma non ha mai perso la speranza. Un sorriso timido che esplode all’improvviso, mentre le mani corrono veloci a schermire il volto da occhi indiscreti. Il sorriso di chi ha sofferto tanto, ha paura di scoprire il fianco a nuove ferite ma, al tempo stesso, sogna un futuro migliore in Italia, qui a Lucca, la città che lo ha accolto a braccia aperte e dove è nato una seconda volta. Sì perché Beppe in realtà si chiama Yusupha Jeffang, ha 19 anni e viene dal Gambia. E’ partito dal suo paese ancora minorenne, lasciando la madre e la sorellina, che oggi ha 9 anni. «Mio padre – racconta – è morto quando ero piccolo. Era difficile andare avanti...». Così ha attraversato l’Africa, il deserto e ha raggiunto la Libia. Lì ha lavorato per un po’ di tempo vicino al porto, guardando lontano, sul mare.    Poi la seconda fuga, quella della speranza: è salito su una delle tante ‘bagnarole’ che caricano centinaia di disperati ogni giorno, con il sogno di raggiungere l’Italia. Cento persone schiacciate l’una contro l’altra su un pezzo di ferro arrugginito che a stento galleggiava fra le onde del Mediterraneo. «Avevo paura. Avevamo paura. Era pericoloso. Ma...». E si ferma. Dietro quel ‘ma’ un carico di speranze che ha preso corpo quando le navi italiane li hanno raggiunti e salvati. Il 28 giugno del 2016, ancora minorenne, è sbarcato insieme a tanti altri a Crotone. Poi il lungo iter burocratico che gli ha permesso di restare e iniziare a costruire la propria vita, a Lucca. Da febbraio, infatti, sta facendo uno stage speciale, dedicato all’integrazione socio lavorativa per minori e giovani migranti, nella cucina del ristorante La Buca di Sant’Antonio. Si sta facendo strada con le sue capacità e la sua onestà che ha dimostrato nei giorni scorsi, lasciando di ‘sasso’ pure il titolare Giuliano Pacini: «Ha trovato un portafoglio per strada con circa 500 euro dentro, carte di credito, bancomat e documenti, e lo ha consegnato alla Questura. Quando mi ha mostrato il foglio sono rimasto sorpreso. Questa è una ‘tazza di brodo caldo’ per l’anima con quello che succede nel mondo».    Un gesto che non tutti farebbero, inutile nasconderlo. Ma per Beppe è stato tutto naturale, la normalità: «Stavo andando in biciletta in via Giusti, giovedì pomeriggio, quando ho visto il portafogli a terra – dice Yusupha –. L’ho preso ma dovevo andare subito a ‘lavorà’, quindi l’ho tenuto e ieri mattina sono andato subito in Questura a raccontare tutto. Ho lasciato il portafoglio a una signora poliziotta...». E non ti ha detto niente, Beppe? «Sì, sì. Mi ha detto ‘Sei stato bravissimo, bimbo’», e scoppia a ridere. «Ho trovato qualcosa per strada che non era mio e l’ho portato in Questura, ecco. Tutto qua. C’erano bancomat, tanti documenti che ci vuole tempo e soldi per rifarli...». E Yusupha sa bene quanto sia difficile avere dei documenti, la lentezza della burocrazia che rende indistinto giusto e sbagliato.    Il suo stage scade a fine giugno ma lui ha le idee chiare: «Voglio lavorare e fare bene. Mi piace qui in Italia, ho trovato delle persone brave che con me si comportano benissimo. Sono contentissimo e spero che la mia vita diventi migliore. Sto studiando, ho appena passato l’esame di terza media la scorsa settimana al serale del Sant’Anna e voglio andare avanti». Sogni nel cassetto tanti ma non li svela, con un pizzico di scaramanzia dal sapore tutto italico. Solo uno è quello che conta: «Sarebbe bello riunirmi con mia mamma e mia sorella».