Tragico schianto: assolto "Non provocò l’incidente"

Nel frontale morì un 23enne, imputato scagionato dall’accusa di omicidio stradale

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Assolto dall’accusa di omicidio stradale perché il fatto non sussiste. E’ così finito l’incubo per Michele Santucci, 23 anni di Forte dei Marmi, rimasto coinvolto in un incidente che costò la vita a Francesco Silvestri di Seravezza (nella foto in alto) che aveva 23 anni all’epoca dei fatti. Era il 28 maggio 2018 quando, attorno a mezzanotte, Santucci, allora neopatentato, stava guidando una Renault Clio percorrendo il lungomare in direzione nord per far ritorno a casa: con lui in auto anche Michelangelo Ghiselli e Chiara Luchinelli (tutti e tre riportarono lievi ferite nell’impatto). All’altezza del bagno Alfredo nella zona di Roma Imperiale il terribile scontro frontale con Francesco Silvestri alla guida di una Toyota Yaris: il ragazzo rimase ucciso incastrato tra le lamiere e inutile fu ogni tentativo di soccorso. La sentenza di primo grado della dottoressa Genovese del tribunale di Lucca ha completamente ribaltato la posizione dell’accusa che aveva rimarcato come "per colpa consistente in imprudenza negligenza e imperizia e inosservanza delle norme del codice della strada, Santucci aveva circolato contromano in presenza di striscia continua centrale e, giunto a percorrere la corsia opposta andava a impattare così contro l’auto di Silvestri che sopraggiungeva da Massa a Viareggio cagionando un violentissimo urto".

In realtà, come rappresentato dall’avvocato Luca Barberi di Pietrasanta che ha difeso in giudizio l’imputato, il Santucci avrebbe solo compiuto una manovra in emergenza "di fronte alla vettura che è arrivata a forte velocità invadendo la sua corsia". "Il mio assistito – evidenzia il legale – aveva bevuto una Coca cola e stava rientrando a casa a meno di 50 chilometri l’ora. Superato l’incrocio con il ristorante Moderno ha notato fanali di una vettura che a alta velocità invadeva la sua carreggiata con conseguente impatto frontale sullo spigolo sinistro di entrambi i mezzi. Alcuni testimoni, non presenti direttamente all’impatto, hanno dichiarato a processo che la Yaris li aveva già sorpassati nella zona del Cinquale a fortissima velocità, tanto ’da spostare con contraccolpi d’aria le altre auto’. Infatti il conducente morto nell’incidente non solo è emerso che – ha concluso l’avvocato – aveva un alto tasso alcolemico, ma stava procedendo ad almeno 100 chilometri orari sul viale dove sussiste un limite di 50".

Francesca Navari