
La funivia precipitata
Lucca, 28 maggio 2021 - E’ lucchese uno degli avvocati chiamati a difendere gli attualmente tre indagati per la strage della funivia Stresa-Mottarone nella quale sono morte quattordici persone. I tre indagati, tutti fermati all’alba di mercoledì, sono Luigi Nerini, titolare della società che ha in gestione l’impianto, Gabriele Tadini, capo servizio ed Enrico Perocchio direttore dell’esercizio. E’ proprio quest’ultimo che, dopo l’iniziale assegnazione di un legale d’ufficio, ha chiesto di essere difeso da Andrea Da Prato, avvocato lucchese iscritto al foro della nostra città da 21 anni.
Da Prato, 54 anni, penalista d’esperienza e lungo corso fa parte dello studio legale associato lucchese Da Prato & Fontana e dal 2014 è iscritto all’albo dei cassazionisti. Il legale è stato contattato all’alba del 26 maggio, giorno in cui è arrivato a Verbania per prendere le difese dell’ingegnere Perocchio.
Il suo cliente, insieme a Nerini e Tadini al momento è accusato di omissione dolosa in concorso e si trova in stato di fermo nel carcere di Verbania. Anche Da Prato, in questo momento si trova in Piemonte, in attesa dell’udienza di convalida dei fermi che si terrà domani mattina. "Stiamo studiando le carte – ha detto Da Prato – e lavorando. Il mio cliente in queste ore è molto provato".
«Perocchio è un ingegnere scrupolosissimo – aveva dichiarato mercoledì l’avvocato all’Ansa – ha ricostruito i vari interventi degli ultimi mesi e non si capacita della rottura del cavo, anche alla luce dei verbali delle società che hanno effettuato i controlli dei cavi, sempre con esito positivo".
Secondo quanto riferito dall’avvocato lucchese Perocchio era stato convocato dai carabinieri come persona informata sui fatti e ha raggiungo la caserma dei carabinieri di Stresa intorno a mezzanotte. Ma qui è scattato il fermo. "Non è stato sentito da nessuno, fino alle 3 di notte - ha precisato Da Prato mercoledì - quando gli è stato notificato il fermo. Mi chiedo come possa trovare giustificazione nel pericolo di fuga una persona che aveva chiesto di essere sentita come informata sui fatti".
Da Prato in caso di convalida del fermo da parte del gip di Verbania, chiederà che al suo cliente siano concessi gli arresti domiciliari. La tragedia sulla funivia Mottarone-Stresa è avvenuta il 23 maggio quando una delle cabine è precipitato poco dopo le 12.30 in prossimità di un pilone a circa 100 metri dalla stazione d’arrivo alla vetta del Mottarone. Dai primi accertamenti degli inquirenti è emerso che il freno sarebbe stato manomesso per evitare disservizi.
cla.cap