Ristoranti lucchesi 'promossi' dalle guide per gourmet

La cucina lucchese sale nell'olimpo delle guide gourmet, con tutti gli onori

Stefano De Ranieri brinda alla citazione delle Osterie d’Italia

Stefano De Ranieri brinda alla citazione delle Osterie d’Italia

Lucca, 5 ottobre 2018 - La cucina lucchese, all’ombra della moratoria, fa il sorpasso. E vince. Fiera e impavida anche perché non avrà più nuova concorrenza per l’effetto congelatore del provvedimento del Comune che blocca le nuove licenze per i prossimi tre anni. E sale nell’olimpo delle guide gourmet, con tutti gli onori.    La Bibbia del gusto de L’Espresso 2019 consacra due re del gusto che hanno conquistato ben due «cappelli»: si tratta de L’Imbuto con lo chef Cristiano Tomei e del ristorante Il Giglio nella piazza del teatro. In regione i due ristoranti sono in compagnia, sullo stesso gradino del podio, dell’Hotel St. Regis, Winter Garden By Caino, La Bottega del Buon Caffè, Ora d’Aria, Bistrot, Hotel Principe di Piemonte Il Piccolo Principe, Hotel Castel Monastero Contrada, Hotel Il Pellicano Il Bucaniere, L’Andana - La Trattoria, La Pineta, Perillà, Silene, Villa Rospigliosi Atman.    Ma non è finita qui. Per la prima volta a entrare nel palmares del gusto è anche la Locanda di Mezzo a Barga che si aggiudica il primo ambitissimo «cappello» della Guida de L’Espresso 2019. Ma l’arte in cucina unita alle migliori materie prime è ciò che ha ispirato i guru del palato che si sono mossi per la guida delle Osterie d’Italia 2019.    L’invidiabile citazione è per l’antica Locanda Buatino, in Borgo Giannotti, nata nel 1911 e rilevata da due giovani: Filippo in sala e Sonia in cucina. Connubio vincente. «Una tradizione che si guarda attorno», è il giudizio dell’esperto che sottolinea l’ottima attenzione per la selezione delle carni. «Siamo felici – è il commento dei titolari di Buatino –. L’essere stati insigniti della Chiocciola di Slowfood è motivo di orgoglio e di cercare di far sempre meglio». Anche Il Mecenate in via dei Fossi ha sbaragliato la concorrenza, anche lui tra gli «oscar» della Guida delle Osterie di Italia. Chissà se gli hanno giovato gli appetitosi tacconi pomodoro fresco (rigorosamente canestrino lucchese), pecorino e pepolino.

E c’è anche la rima nella presentazione social): «piatto estivo sopraffino». L’altro ristorante a cui la guida riconosce meriti gastronomici è I Diavoletti di Capannori, nome arcinoto che anche stavolta ha saputo fare la differenza. L’attestato con la chiocciola delle Osterie di Italia, ora è bene in vista nel locale. «Contente, anzi contentissime – commentano le titolari de I Diavoletti –. E convinte che lavorare con cura e con passione ripaghi sempre con grandi soddisfazioni». La prova c’è.