SIMONETTA SIMONETTI
Cronaca

“Riscopriamo i giochi di strada“ E anche il bambino dentro di noi

Una rubrica per raccontare tradizioni, linguaggi, simboli e ritualità che fanno parte della nostra storia

“Riscopriamo i giochi di strada“ E anche il bambino dentro di noi

di Simonetta Simonetti

Gioco con tutti e con niente. “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”. (Pablo Neruda)

La storia del gioco è la storia del mondo, delle sue diverse realtà umane, dei territori che le ospitarono, della vita di ogni giorno, delle guerre, delle religioni. Ogni gioco ha radici profonde che si perdono nel remoto passato, alcuni giochi definiti di società hanno perso la loro valenza sociale con l’evoluzione dei tempi, mentre quelli tipici del mondo bambinesco hanno lasciato tracce indelebili nella memoria collettiva e la loro sopravvivenza si deve principalmente alla trasmissione orale tra generazioni.

In tutte le civiltà e forme di aggregazione i giochi si sono generati in contemporanea con il bisogno e il desiderio di stare insieme, di confrontarsi, sfidarsi, dimostrare abilità o potenza. L’universalità di alcuni giochi è comprovata dalla loro persistenza e ”resistenza” ai tempi e la presenza di fattori comuni come l’uso dello spazio, la presenza dell’altro, la competizione, il mantenimento di regole di base. Quindi l’atto ludico racconta la storia del mondo, usa un linguaggio gestuale e verbale che contiene simboli, ritualità, segni di appartenenza, una vera e propria strategia comunicativa.

Il tracciato di un Mondo (Campana) sul selciato provoca il saltellio a gamba zoppa, una corda che si alza nell’aria la voglia di saltare, un pugno di sassetti spinge al lancio e tutto ci riporta magicamente ad antichi rituali. Camminare sui trampoli riporta ai riti di festa in onore di una divinità e la simbolica camminata sottolinea il desiderio dell’uomo di avvicinarsi al cielo. Tutti i giochi che si fanno con un bastone hanno origini antichissime, quelli che prevedono il lancio riportano in vita, ogni volta, pratiche rituali e divinatorie.

Quindi il gioco di strada ben si configura come espressione in movimento di una comunità, fa parte della sua storia, ne ripropone le usanze, le tradizioni, le regole sociali. Ogni gioco è anzitutto un atto libero, il gioco comandato non è più gioco, osserva inderogabili regole che sono il tempo e lo spazio, il gioco non è la vita ordinaria ma è un allontanarsi da essa per entrare in una sfera temporale di attività con finalità tutta propria.

A livello educativo il gioco mantiene il suo primato di rilevatore sociale, un punto di osservazione privilegiato dove, “per gioco” si delineano conflitti, sfoghi emotivi, capacità relazionali e tanto altro. Molti giochi di strada o di abilità fisica si sono, con il tempo, trasformati in discipline sportive perché ne mantengono le azioni essenziali: lancio, salto,corsa,smarcare o marcare, uso di un bastone etc.

I più comuni giochi motori tradizionali sono il gioco della lippa (Chinè), tiro della forma, guardie e ladri,nascondino (rimpiattino), strega impalata,il Mondo (Campana),il gioco del “lai”,palla prigioniera, bandiera (gioco del fazzoletto) e perché no anche i girotondi. Caratteristiche dei giochi tradizionali sono: essenzialità dei materiali, assenza di strutture fisse, regole tramandate oralmente e divisione per generi, ma questa è un’altra storia!

Insomma spazio alla fantasia e al bambino che è dentro di noi, riscopriamo gli antichi giochi di strada.