Rimossi i cimeli del ventennio dalla pizzeria

Il titolare del “ Mulino“ scosso e provato dalle minacce e dalle polemiche. "Ho sempre avuto rispetto di tutti e mio nonno è stato a Dachau"

"Voglio fare le pizze, pensare alla mia famiglia, rispettare tutti". Elio D’Alessandro, 61 anni, titolare della pizzeria ‘Il Mulino’ dei Frati che ha causato il polverone antifascista ha sgomberato tutti gli arredi ‘politici’. Persino il Presidente della Camera si è occupato della questione: da giorni si parla della ‘pizzeria fascista’ e Elio e Sabrina hanno ricevuto minacce di morte: "Non toccatemi la famiglia, mia figlia, il lavoro – assicura Elio – . Faccio il cuoco da 45 anni, ho sempre avuto rispetto di tutti: i miei addirittura erano di sinistra, mio nonno è stato prigioniero a Dachau... mio padre in primis mi ha insegnato la libertà e il rispetto".

D’Alessandro ha le proprie idee, ma non intendeva certo offendere qualcuno con i vessilli esposti. Ieri ha tolto tutto: foto del duce, elmetto e quant’altro. Questa vicenda lo ha fatto piangere ed ha messo in estrema ansia la moglie e la figlia che hanno vissuto ore di paura. Hanno ricevuto infatti telefonate ‘bruttissime’. "Mai mi sognerei di andare a Solaio ad offendere chi ha idee opposte alla mia – aggiunge D’Alessandro – . Ho studiato dai Salesiani e poi ho fatto il militare nella Folgore. Mio padre mi ha sempre insegnato: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te“".

La denuncia dunque Elio l’ha fatta ai Carabinieri, ma per le gravi minacce subite. Il momento contingente ne ha fatto un ‘simbolo’ da condannare per gli orpelli esposti che adesso ha rimosso. "Non avrei mai voluto che il nostro sindaco Alessandro Del Dotto venisse coinvolto in questa vicenda – chiude – : ho tolto ogni cosa per la mia famiglia ed anche per lui. Sono un buon cittadino...". A chiosa, a chi lo dipinge come razzista e contro ogni ‘diverso’: "Ho affittato la casa dei miei ad una coppia di uomini sposati...".

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. "In attesa che il governo proceda al più presto allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, come richiesto dal Parlamento, occorre che nel Paese non si permettano sceneggiate filofasciste come quella emersa a Camaiore – afferma in una nota – . Fanno bene i cittadini a protestare e ad esprimere sdegno per questa pacchiana e sgradevole esibizione di paccottiglia. Sulla vicenda presenteremo un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’interno affinchè sia verificata la possibilità di intervenire per bloccare questa vergogna".

Invece Potere al Popolo Versilia attacca il sindaco Del Dotto per la ‘retorica’: "E’ scontato che condanniamo fermamente la presenza di luoghi che favoriscono l’apologia del fascismo ma crediamo anche che vada squarciato quel velo di ipocrisia che caratterizza chi si finge indignato, quando fino all’altro ieri taceva e tollerava. A Camaiore tutti sapevano, comprese le forze dell’ordine e chi amministra il comune. Anche uomini in divisa frequentano quel locale. Quindi ci chiediamo, come mai chi aveva il dovere di intervenire non lo ha fatto? Le dichiarazioni del sindaco Alessandro Del Dotto ci appaiono retoriche. L’antifascismo non è un qualcosa da utilizzare in vista degli appuntamenti elettorali ma è un valore che va sentito e vissuto nella quotidianità cosa che purtroppo né il Pd né, tantomeno, gli alleati con cui governa purtroppo fanno. Chi equipara fascismo e comunismo, dimenticando che la maggioranza dei partigiani era comunista, non ci sembra che abbia titolo per dare lezioni di antifascismo, tantopiù quando si limitano a post sui social a ridosso delle campagne elettorali".

I.P.