Processo a Cipollini Il pm chiede 2 anni e 6 mesi

Accusato di stalking, lesioni e maltrattamenti all’ex moglie Sabrina Landucci. Minacce al nuovo compagno Silvio Giusti. La sentenza è attesa per il 13 luglio

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Due anni e mezzo di reclusione. Queste le richieste formulate ieri pomeriggio dal pm al processo in corso a Lucca contro Mario Cipollini. L’ex campione di ciclismo è imputato di lesioni, stalking e maltrattamenti in famiglia nei confronti dell’ex moglie Sabrina Landucci e di minacce verso il nuovo compagno di lei, l’ex calciatore Silvio Giusti.

In dettaglio, il pm ha chiesto 2 anni per gli episodi relativi all’ormai ex consorte e 6 mesi per le minacce a Silvio Giusti. La sentenza del giudice Felicia Barbieri è attesa per il 13 luglio prossimo, dopo l’intervento dell’avvocato Letizia Leporatti, parte civile per Giusti, e le arringhe della difesa.

Mario Cipollini, difeso dagli avvocati Giuseppe Napoleone e Massimo Martini, ieri non era in aula. C’era invece, come sempre, Sabrina Landucci. Per la pubblica accusa, sostenuta in aula dal vpo Letizia Cai, "la figura di Cipollini emersa al processo è quella di un uomo estremamente violento e maltrattante nei confronti della moglie". "Garantiva certamente un tenore di vita molto alto alla moglie – ha sottolineato il pm – ma questo certamente non giustifica un atteggiamento del genere, possessivo e violento".

Anche l’avvocato Susanna Campione, parte civile per Sabrina Landucci, ha poi discusso le proprie argomentazioni, sottolineando gli episodi chiave relativi allo stalking, alle lesioni e ai maltrattamenti. "Questa storia all’inizio – ha esordito l’avvocato Campione – è quella di una giovane donna che si innamora di una giovane promessa del ciclismo. Due giovani e belli, che facevano sperare in un bel futuro. Non è stato così purtroppo".

"Iniziano i tradimenti del marito – ha aggiunto l’avvocato di parte civile – le richieste di chiarimenti da parte di lei, le liti, le botte, le minacce, le offese. Episodi specifici come quello avvenuto in giardino davanti al fratello Marco Landucci, quando il marito la colpì con un calcio violentissimo a una gamba. Oppure quando venne tenuta a lungo sotto la minaccia di una pistola puntata alla testa, in casa durante una lite. Quanto alla bella vita che faceva fare alla moglie, va detto che era quella che si definisce “violenza economica“: era tutto suo e lui elargiva. Oppure toglieva. Lei non aveva un conto corrente proprio o un’auto. Lui l’ha detto anche in aula: la macchina la pagavo io ed era mia. Lei provò anche a fuggire di casa con la bimba di appena nove mesi, ma lui l’andò a riprendere, come nel classico schema maltrattante maltrattato. Venne anche costretta ad andarsene di casa per un po’, quando lui ebbe una relazione con la modella Magda Gomes. Poi la storia finì e tentarono di ricominciare, con l’esito che vediamo".

"Questo fino alla separazione consensuale nel 2012 – ha aggiunto l’avvocato Susanna Campione – nel quale Sabrina Landucci non chiese né la casa coniugale né alcun mantenimento personale, ma solo per le due bambine. Lui peraltro le tolse persino le borse, le scarpe e i vestiti... Lei sperava di avere finalmente pace, ma non fu affatto così".

L’avvocato di parte civile ha infine reiterato la richiesta di 80mila euro a titolo di risarcimento, chiedendo al giudice una condanna adeguata a quanto emerso nel corso del processo.

Paolo Pacini