Primarie Pd, votano in 3mila: Lucca sceglie Simona Bonafè

La candidata renziana ha vinto con l'80,1% dei voti, mentre Valerio Fabiani ha totalizzato il 19,9%

Simona Bonafè al voto nel seggio di Scandicci

Simona Bonafè al voto nel seggio di Scandicci

Lucca, 14 ottobre 2018 - Lucca che guarda al Pd sceglie Simona Bonafè come segretaria regionale e si conferma roccaforte renziana. La consultazione tra iscritti e simpatizzanti per trovare l‘erede di Dario Parrini si è svolta ieri negli oltre 40 seggi allestiti in Lucchesia, Piana, Mediavalle e Garfagnana. E il risultato ha parlato chiaro: Simona Bonafè, esponente dell‘area renziana ha vinto la corsa per la segreteria con l’80,1% dei voti, allo sfidante Valerio Fabiani, alfiere della corrente interna di sinistra del partito, è andato il 19,9. 

A votare si sono recate 3.044 persone, un numero che comprende i quasi 800 iscritti che avevano già espresso la loro scelta nelle scorse settimane. Tanti? Pochi? Un termine preciso di paragone non c’è, visto che Parrini fu eletto senza primarie, da candidato unico. Nel 2017, per le primarie del segretario nazionale, furono poco meno di 10mila a recarsi ai seggi per incoronare Matteo Renzi, nel 2013 addirittura 14mila. Per quel che vale il confronto, il calo è evidente. E fa il paio con il momento tuttaltro che facile del partito a livello nazionale. «Siamo soddisfatti – spiega il segretario territoriale Mario Puppa – non possiamo dimenticarci del momento che viviamo. Portare oltre 3mila persone a votare, mobilitare tanti volontari, che ringrazio per la disponibilità, è una buona base di partenza».

A Lucca i votanti sono stati 590, un numero difficilmente comparabile con alcuni picchi clamorosi in piccole realtà: a Ghivizzano si sono recati a votare in 341, a Piazza al Serchio in 200, a Coreglia in 154. Fabiani ha segnato il passo praticamente ovunque, con l’eccezione di Gallicano, S.Romano, e in alcuni circoli di Lucca, tra cui lo storico di piazza S. Francesco e quello di S.Alessio dove abita Tambellini. Contenuta l’affluenza a Capannori, dove Menesini non aveva nascosto il suo dissenso su come si era giunti a questa tornata elettorale interna al Pd.