Pera e la corsa per il Colle "Sentiamoci fra 10 giorni"

Il senatore è considerato fra i papabili per la Presidenza della Repubblica. Ma lui glissa e preferisce (al momento) non rispondere: "Nessuna domanda"

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"Domande? A qualunque pensi di farmi, rispondo no grazie: sentiamoci magari tra una decina di giorni. Buona giornata": Marcello Pera risponde affabilmente a La Nazione che chiede lumi sugli scenari che da giorni si dispiegano in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Il filosofo lucchese, già senatore tra il 1996 e il 2013 con una parentesi da presidente dell’aula di Palazzo Madama e dunque come seconda carica dello Stato, è tra i papabili. A onta della scaramanzia, il suo nome rimbalza sui tavoli delle agenzia di stampa e dei giornali e fa capolino nei talk show proposti, sino alla sfinimento quotidiano, sulle televisioni. Tra i tanti litiganti per diventare inquilini del Quirinale, tra cui Silvio Berlusconi e Mario Draghi, c’è anche il settantanovenne filosofo che a Lucca è nato e risiede in questo di San Marco. Sul suo nome starebbe puntando, in caso di ritiro di Berlusconi, prima di tutto il leader della Lega Matteo Salvini che è da sempre estimatore di Pera.

Ma sul suo nome, anche altre forze potrebbero convergere, tenuto conto che sulla carta, dalla quarta votazione in poi, il centrodestra appare numericamente in vantaggio.

Giorgia Meloni lo ha portato, unico candidato in pectore al Quirinale, alla festa di Fratelli d’Italia nel dicembre scorso. Ma entrature non mancherebbero anche altrove, basta pensare che tra coloro che lo ritengono un nome spendibile c’è Denis Verdini i cui rapporti con Matteo Renzi sono di vecchia data. E sostenitori sarebbero anche in altre forze politiche, anche nel Pd. A conti fatti, forse tra i più scettici ci sono proprio Silvio Berlusconi e Forza Italia, nonostante la carriera politica di Pera sia maturata in quell’area.

Le telefonate si sprecano, i nomi pure (ci sarebbero anche Letta, Casini, Casellati, Moratti e molti altri ancora). Ancora di più sono gli scenari che vedono le forze politiche divise anche al loro interno e con l’incognita, mica da poco, del voto segreto che potrebbe riservare più di una sorpresa, al punto che qualcuno, prima di tutto i 5 Stelle, ipotizza di non partecipare a qualche votazione per evitare voti in libera uscita. Un problema, quello del voto in libertà, magari di qualche decina di parlamentari che finirebbe per essere decisiva, che preoccupa un po’ tutti. L’indimenticabile Don Camillo di Giovannino Guareschi del resto ricordava che nel segreto dell’urna "Dio ti vede, Stalin no".

E sempre parlando di Lucca, un altro nome che viene speso nei salotti che contano è quello di Giuliano Amato che da queste parti si è diplomato al Liceo Machiavelli e ha conservato un buon rapporto con la città. Il primo appuntamento con l’urna quirinalizia sarà per lunedì prossimo: difficile, quasi impossibile, che sia subito fumata bianca.

Fabrizio Vincenti