’Pechina’: "La gente mi fa la guerra"

Intervista al titolare del circolo Assi all’Africa stangato dopo le recenti violenze. "Contro di noi solo pretesti"

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di Daniele Masseglia

Descrive i residenti dell’Africa come persone in perenne ricerca di un pretesto per fargli la guerra. Gli abitanti, di contro, ritengono che sia il circolo a non comportarsi bene a causa di un orario d’apertura spostato molto in avanti, come minimo non prima di mezzanotte. È un dato di fatto che 38 anni di gestione del circolo Assi, per Giuseppe Bertozzi, detto “Pechina“, a livello di convivenza con le case circostanti non siano mai filati lisci, tutt’altro. Ad alzare l’asticella di questo rapporto conflittuale ci hanno pensato gli ultimi episodi: l’aggressione di venerdì scorso, con un 36enne picchiato all’esterno del circolo di via della Svolta e poi investito con la macchina da un 27enne, e la successiva sospensione della licenza per dieci giorni disposta dal questore di Lucca.

“Pechina“, se lo aspettava?

"Non ci possiamo fare niente. Che dire, accusiamo il colpo e aspettiamo che passino questi dieci giorni di stop: stavolta è toccato a noi".

Vi sentite responsabili di questi violenti episodi?

"Macché. La nostra unica responsabilità è quella di essere aperti. Spesso accade che due persone, dopo aver in precedenza discusso in un altro locale, si sono ritrovate qui e hanno proseguito la lite. Noi lavoriamo: come facciamo a sapere se chi arriva poi farà della confusione? Non possiamo selezionarli in modo preventivo".

La nomea del circolo, però, diventa inevitabilmente negativa.

"Io e mia figlia Verena siamo per la tranquillità e chi ci conosce lo può confermare. Infatti i brontoloni non danno mai la colpa direttamente a noi, ma cercano pretesti. E così noi diventiamo non la causa, ma l’occasione. Ce l’hanno con noi a prescindere, anche quando i fatti sono completamente diversi da quelli raccontati in giro".

Ad esempio?

"Cose assurde, come quando una macchina abbattè un palo della luce qua davanti. Dissero che era stato un atto di vandalismo, eppure tutti avevano visto che non era andata così".

Siete accusati di aprire quando la gente è già a letto da un pezzo.

"Per forza. Abbiamo provato ad aprire prima, anche dopo il Covid, ma non viene nessuno. In questo modo do un servizio anche a chi lavora fino a tardi e vuole farsi una bevuta. Inoltre ho provato a fare musica, essendo pure io musicista, dalle 21,30 alle 24. Acustica, non rock: nulla, davamo lo stesso fastidio".

Che farete dopo questo stop?

" Per ora andiamo avanti, ma da tempo vogliamo vendere l’attività (si parla di una richiesta di 200mila euro, ndr) perché non ne abbiamo più voglia".