Pagamento in contanti o con Pos? I commercianti scelgono il digitale

Quasi tutti sono a favore dell’utilizzo di carte, bancomat e altri strumenti alternativi a banconote e monete. Ma nel mirino restano le commissioni bancarie: "Vanno ridotto o eliminate per risolvere il problema"

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Una delle proposte previste nella legge di bilancio del nuovo governo che ha fatto molto discutere in questa ultima settimana è il limite previsto di sessanta euro sotto il quale i diversi commercianti possono rifiutarsi di accettare pagamenti digitali, consentendo solo pagamenti in contanti. Un tetto massimo che è stato aumentato dai trenta ai sessanta euro, una crescita avvenuta dopo che il governo Draghi aveva introdotto durante il corso di questa estate la multa in caso di rifiuto dell’esercente di accettare pagamenti con il Pos per qualsiasi importo. Una proposta che fa discutere, soprattutto se si tiene conto del fatto che ormai, al giorno d’oggi, sono sempre di più le persone che scelgono di utilizzare un pagamento digitale, anche per piccoli importi come un semplice caffè al bar.

A seguito di questa proposta, abbiamo parlato con alcuni commercianti della nostra città per sapere che cosa ne pensassero di questo ipotetico futuro provvedimento che, ricordiamolo, ancora non è in atto ma che dovrebbe divenire realtà nell’ormai vicinissimo 2023. Tutti i commercianti da noi intervistati sono d’accordo su un fattore: il pagamento digitale non è di per sé svantaggioso, anzi, nella maggior parte dei casi risulta essere comodo e anche più sicuro. Il problema maggiore rimane sempre il medesimo: le eccessive commissioni che sono costretti a pagare nel momento in cui un cliente sceglie di pagare con carta. "Il problema maggiore rimane sempre il fatto che le commissioni imposte dalle banche sono eccessivamente alte, soprattutto se destinate a piccole attività commerciali come la nostra. Ci sono delle banche che hanno una quota fissa di commissione pari a un euro e dieci; quindi, per un semplice caffè o bottiglietta d’acqua è il commerciante ad andarci in perdita. Prima si deve risolvere questo problema e poi dopo si può pensare al tetto massimo" dice Dania Miceli del negozio di specialità alimentari e prodotti tipici di Corso Garibaldi. "Se non ci fossero queste alte commissioni saremmo felici di accettare solo pagamenti con la carta, è un metodo di pagamento più veloce, comodo e sicuro che ti evita di sbagliare, di avere contanti nel locale e di dover versare il fondo cassa a fine giornata", aggiunge Deborah Marini di "Pan di Strada". Siamo inoltre in una società che sempre di più si sta conformando al pagamento digitale, visto anche lo sviluppo delle nuove tecnologie contactless che ti permettono di pagare anche solo utilizzando lo schermo del telefono o il proprio orologio. "È inutile negare che il metodo di pagamento sta cambiando, il contante viene usato sempre meno. Sono sempre di più i clienti che utilizzano i pagamenti con il Pos, per non parlare dei turisti che lo fanno da anni, e negarlo significherebbe per noi perdere una vendita. Le commissioni delle banche sono troppo alte" dice Livia Lamedica dell’edicola in via Vittorio Veneto. "Nel nostro negozio ormai tutti pagano con il Pos, ci sono giornate in cui non dobbiamo depositare nessun contante. Per noi è indubbiamente più comodo il pagamento digitale. Il tetto massimo dei sessanta euro può alimentare l’evasione fiscale, alcuni commercianti potrebbero incentivare, con sconti e strategie simili, il pagamento in contanti", aggiungono Jennifer Buoncristiani e Cecilia Martinelli di "Zita Broolz".

In alcuni e speciali casi sembra che il contante permanga, soprattutto in quelle attività commerciali dove di solito i pagamenti sono bassi e quindi sostenibili utilizzando banconote da basso taglio o addirittura le monete. "Nella mia attività le persone pagano raramente con il Pos, sono soliti usare i contanti perché non si spende moltissimo. Il problema del pagamento digitale rimane sempre il solito, le commissioni sono troppo alte e spesso mettono in difficoltà i diversi commercianti" conclude Irene Belluomini del negozio di dolciumi "Talmone".

Giulia Alberigi