Meno di venti letti liberi al San Luca "Agiremo in rete con gli altri ospedali"

Il primario, Sauro Luchi: "Casi meno gravi, ma il Covid quando colpisce è ancora pericoloso". Ci sono sette ricoverati in terapia intensiva, e circa dieci in area Covid nell’ospedale cittadino

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Restano meno di venti posti letto ancora liberi al San Luca per la degenza legata al virus, di cui 10-12 in area ordinaria Covid e 6-7 in terapia intensiva. Siamo a quota 37 ricoverati, di cui 7 in terapia intensiva.

Ci si avvicina pericolosamente alla soglia limite del nostro ospedale?

Direi che per ora non c’è sofferenza, i reparti dedicati al virus non sono saturi – risponde il dottor Sauro Luchi, primario di Malattie Infettive al San Luca –, anche se è vero che i casi aumentano, almeno 1 o 2 ogni giorno. Vorrei però specificare che i numeri dei ricoveri non sono lo situazione locale perchè diversi provengono da altre province.

Quale sarà l’assspecchio epidemiologico della o nella manica se ci dovesse essere un ulteriore balzo dei contagi e dei ricoveri?

Quella del sistema ospedaliero di rete. Quindi le potenzialità del San Luca che si uniscono a quelle dell’ospedale vecchio di Massa, in grado di offrire circa 30 posti di intensiva, e poi Livorno, Versilia, il Centro Covid al Santa Chiara di Pisa.

Al momento in quali aree del San Luca si trovano i degenti Covid?

In terapia intensiva e subintensiva, che complessivamente dispongono di circa 24 letti, divise tra chi è in una situazione difficile perchè colpito dal virus, 7 casi, e chi invece è lì per altri tipi di patologia. Poi c’è l’area Covid formata dal Setting C al terzo piano (medicina) e il Day Surgery.

Fin qui il numero dei ricoveri, se vogliamo invece considerare il grado di gravità rispetto all’inizio della pandemia?

Non c’è paragone. Abbiamo casi più lievi, sia perchè li vogliamo trattare fin dalle prime avvisaglie di insorgenza della malattia sia perhè ci sono ricoveri prolungati ’protettivi’, in attesa del ritorno in comunità.

I ri-positivizzati sono casi diffusi o mosche bianche?

“La reinfezione è da considerarsi una rarità, anche se può essere vero che questo virus dà un’immunità non prolungata nel tempo. Il punto è che mantiene una lunga scia di carica virale: mi telefonano persone che ancora non si negativizzano anche dopo 2-3, persino 4 mesi. Questo non vuol dire che debbano restare in quarantena.

Però occorre il via libera del tampone negativo, giusto?

“Non è detto. Secondo le ultime disposizioni le persone asintomatiche positive possono rientrare in comunità dopo 10 giorni dalla comparsa della positività, dopo il test negativo. Oppure se il test dopo 21 giorni non si negativizza possono comunque uscire dall’isolamento“.

C’è qualche perplessità tra gli esperti sull’uso del Remdesivir

Sì, è chiaro che non è un farmaco specifico ma un antivirale riadattato che noi utilizziamo perchè aiuta senza lasciare effetti collaterali significativi“.

Laura Sartini