"Spiava" una paziente, medico sotto processo

È accusato di accesso abusivo alla sua cartella clinica su richiesta di un'amica. L’udienza per entrambi si terrà a febbraio davanti al giudice Massaro

Medico a processo (foto di repertorio)

Medico a processo (foto di repertorio)

Lucca, 5 settembre 2021 - Un medico in servizio all’ospedale San Luca è finito sotto processo per aver spiato i dati sanitari personali di una paziente di un altro reparto, accedendo in modo abusivo alla sua cartella clinica per carpire alcune informazioni molto delicate sulle sue condizioni di salute, e in particolare su un intervento cui si era sottoposta in passato. L'udienza si terrà a febbraio, davanti al giudice Gianluca Massaro. Insieme al medico, ultra sessantenne, è imputata anche un’amica di 48 anni, accusata di avergli commissionato il "favore" di spiare i dati della donna, a quanto pare rivale in amore. Entrambi devono rispondere di concorso nell’accesso informatico abusivo alla cartella clinica e per aver divulgato informazioni coperte da segreto d’ufficio.

La clamorosa vicenda risale al 2019 ed è emersa nell’ambito di una precedente inchiesta della questura di Lucca, che indagava su alcune presunte attività illecite di un poliziotto poi sospeso in via cautelativa dal servizio. Da alcune intercettazioni è saltato fuori un misterioso accesso abusivo a dati sanitari di una donna oggetto delle attenzioni del poliziotto e a quel punto, approfondendo la questione, è emerso il clamoroso coinvolgimento del medico del San Luca.

 Secondo le accuse, formulate dal pm Lucia Rugani, che si sono basate sugli elementi raccolti dalle indagini di polizia, il medico si sarebbe fatto convincere dall’insistenza dell’amica ad accedere ai dati sanitari personali di una paziente del San Luca, sua "rivale", per ottenere alcune specifiche informazioni sulla sua salute. Un accesso che, allo stato degli atti, non apparirebbe giustificato da alcuna motivazione professionale, anche perché il professionista è specializzato in un ambito che non ha niente a che vedere con la tipologia di informazioni raccolte abusivamente. Il medico e l’amica sono stati rinviati a giudizio di fronte al giudice Massaro, ma entrambi in sede di udienza preliminare hanno scelto di non patteggiare la pena, convinti di poter chiarire tutto in aula al processo.