Fornaci di Barga, il gip rinvia a giudizio un medico: "La paziente poteva essere salvata"

Il caso controverso di una casalinga morta per un’ulcera perforante

Ospedale

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Lucca, 6 ottobre 2018 - Ci furono gravi negligenze, una sottovalutazione della delicata situazione clinica tale da pregiudicare la vita stessa della paziente, che infatti morì pochi giorni dopo un intervento chirurgico ormai tardivo. Invece Edith Thompson, casalinga 65enne di Fornaci di Barga, si sarebbe potuta salvare con un semplice esame. Questa almeno la convinzione del gip Riccardo Nerucci che ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ha disposto l’imputazione coatta nei confronti di un medico dell’ospedale di Castelnuovo Garfagnana per l’ipotesi di omicidio colposo.

La vicenda risale al 25 marzo 2014, quando la donna si presenta all’ospedale di Castelnuovo accusando un malessere e dolori allo stomaco. Viene visitata da un medico e le viene praticata una trasfusione, perché ha l’emoglobina molto bassa, a livello 6, ma viene poi dimessa in giornata con una diagnosi di anemia. Il marito Francesco Micheli chiede di ricoverarla perché sta male, ma il medico rassicura entrambi dicendo di stare tranquilli.

Invece due giorni dopo le condizioni della donna si aggravano ed è costretta a tornare in ospedale. A quel punto emerge con chiarezza che ha un’ulcera gastrica perforante: vomita sangue e viene operata d’urgenza, in piena emorragia. L’intervento però non serve a salvarle la vita. La donna muore pochi giorni dopo, il 10 aprile 2014, all’ospedale di Lucca dove era stata trasferita.

La famiglia non ha mai creduto a una semplice fatalità e si era rivolta fin da subito all’avvocato Simone Valentino per farsi tutelare come parte civile, citando il medico dell’ospedale. Il pm nei mesi scorsi ha chiuso l’indagine dopo quasi quattro anni, chiedendo al gip l’archiviazione, sulla base di una consulenza. L’avvocato Simone Valentino, avvalendosi a sua volta di una consulenza del dottor Marco Gipponi, si è però opposto argomentando in modo efficace. E il giudice Nerucci ha accolto ora l’istanza, disponendo che il pm formuli entro dieci giorni l’imputazione di omicidio colposo nei confronti del medico.

Lo stesso gip Nerucci ha infatti evidenziato che anche il consulente del pm ha valutato come negligente l’operato del medico, sia pure concludendo che la donna sarebbe morta lo stesso. Di opposto avviso il dottor Gipponi, che sottolinea nella sua relazione come un esame di Egds, esofago-gastro-duodeno-scopia, avrebbe subito potuto evidenziare l’ulcera perforante in atto già il 25 marzo e salvare la vita alla donna. Sulla vicenda è anche in corso una procedura in sede civile, ma l’Asl non ha mai proposto un risarcimento né avanzato scuse ai familiari (il marito Francesco Micheli e la figlia Ivana che vive in Scozia, ndr) confidando probabilmente in un’archiviazione. Invece adesso il processo si farà.