La tragedia di Genova. L'abbraccio solidale di Lucca. Oste offre cena a famiglia genovese

Erano a Lucca per cercare una boccata di ossigeno dopo la tragedia del 14 agosto: "Un piccolo grande gesto, carico di valore che fa bene al cuore"

La bottega di Anna e Leo

La bottega di Anna e Leo

Lucca, 20 agosto 2018 - Ha riconosciuto il loro accento genovese e, al momento di chiedere il conto dopo averli fatti cenare nella sua osteria di via San Frediano, non ha voluto niente in cambio. Ma a una condizione. Che quei soldi, che la famiglia avrebbe usato per pagare il pasto appena consumato nel suo locale, andassero ad amici o parenti bisognosi dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi. Lui è Claudio Togni, titolare con la moglie Lidia Borselli, de “La bottega di Anna e Leo” (come i nomi dei loro due figli) in via San Frediano. Loro sono Adriano e Barbara Damonte, una coppia di quarantenni genovesi, che con la figlia Micòl sono fuggiti a Lucca per cercare una boccata di ossigeno dopo il disastro del 14 agosto. Una tragedia che ha sconvolto l’Italia intera e, ancora di più, chi come loro - che abitano nella Riviera di Ponente del capoluogo ligure - percorreva due volte al giorno quel ponte maledetto. La fuga a Lucca è stata per Adriano, per metà garfagnino (la madre è di Gramolazzo ndr), una necessità, una valvola di sfogo per provare a ‘dimenticare’, almeno per un istante, quello che sarebbe potuto accadere alla sua famiglia in una giornata di lavoro qualsiasi. 

E proprio sabato sera, per provare a cancellare dagli occhi le immagini della loro città devastata, la coppia genovese si è fermata in quell’osteria che avevano notato tante volte passando vicini alla chiesa di San Frediano.  «Subito dopo aver preso la comanda - racconta Togni, coordinatore ristoratori Lucca di Confesercenti – ho riconosciuto l’accento genovese. Ho fatto il militare negli Alpini a Chiavari e il loro modo di parlare non mi è sfuggito». Ma a non essere sfuggito al famoso oste lucchese non è stato solo il dialetto della coppia. «Erano pensierosi e cupi - prosegue - e mi sono seduto con loro per capire se qualche parente o amico era rimasto coinvolto nel crollo del Ponte Morandi. Al momento del conto non ho voluto niente e gli ho detto di portare quei soldi ad una famiglia bisognosa, certo che loro li avrebbero messi nelle mani giuste». Un gesto che ha riempito di commozione Adriano e Barbara, innamorati da sempre della città, che sono usciti in lacrime dal locale. «Riscoprire, con un gesto così piccolo ma carico di valore, la grandezza della solidarietà e dell’accoglienza - commentano - fa tanto bene al cuore e, specie in questo periodo storico, assume un peso straordinario».