Il caso Koerber è la punta dell’iceberg. Tutto il settore dei macchinari per il tissue è in affanno con perdita di quote di mercato, commesse con marginalità più basse e costi – oltretutto in rialzo –che pesano come macigni. “Il quadro purtroppo è esattamente quello che avevamo anticipato in tempi non sospetti e che si è presentato subito all’inizio del 2023 con tutta la sua drammaticità – dichiara Massimo Braccini, segretario regionale Fiom Cgil –. Ci troviamo in una condizione di economia di guerra e non si tratta di condizioni cicliche a cui un settore in continua crescita come la meccanica per il tissue può andare incontro. E’ una fase inedita, che richiede misure speciali“. L’appello che lancia il sindacalista è a “reti unificate“, chi ha orecchie per ascoltare intenda. “La guerra sul prezzo, che rientra nella normale competizione, in questo contesto può divenire massacro e ne abbiamo già chiare le avvisaglie, oltre al caso Koerber, già emerso – dice –. Noi come sindacato ci incaricheremo di una ricognizione puntuale delle aziende sul territorio per capire lo stato di salute, poi servono soluzioni di salvaguardia del territorio, del suo tessuto industriale e occupazionale“. Il 2023 per il settore è partito in salita, il caso Koerber parla da solo. Mercoledì ci sarà un’altra tappa in sede a Mugnano, con il terzo incontro tra Michele Folloni (Fim Cisl) e Massimo Braccini con la dirigenza della Koerber. Stavolta si partirà dai numeri, quelli di quanti potranno traghettare alla pensione distante 2 anni (a fare il ponte in questo caso è la Naspi), oppure anche 3-4 anni (con la cassa integrazione). In più saranno attivati ammortizzatori per i lavoratori per un anno o due. “Quello che ci allarma è che anche di fronte a queste possibili misure i vertici aziendali Koerber rispondono che non basta, che devono ridurre il costo del lavoro. Una situazione difficile che ci mette di fronte, come sindacati, a grandi responsabilità“. I lavoratori di Koerber intanto hanno varato un altro pacchetto di ore di sciopero. Permane lo stato di agitazione, e anche il senso di smarrimento di fronte a un mare di sabbie mobili. “Il problema di ordine generale è che, tanto per portare un esempio, negli Stati Uniti il gas si paga 9 volte meno. Le aziende in momenti come questi sono portate a pensare dove potrebbero andare a produrre in modo più vantaggioso. E’ per questo che serve attivare sin da subito un fronte comune“. L.S.