Inchiesta 'Volpe nel deserto', presunta corruzione. Lo spettro della prescrizione

Corte d’appello: rinvio ad aprile per i 5 già assolti

L’imprenditore pratese Giovanni Valentini, ex patron della Valore, con una dei suoi legali

L’imprenditore pratese Giovanni Valentini, ex patron della Valore, con una dei suoi legali

Lucca, 17 ottobre 2018 - Ancora un rinvio, l’ennesimo, per l’infinito procedimento giudiziario denominato «Volpe nel deserto», l’inchiesta per presunta corruzione nei grandi progetti urbanistici, che nel giugno 2011 provocò un terremoto politico a Lucca con l’arresto di assessori, funzionari pubblici, imprenditori e professionisti. Ieri la Corte d’appello di Firenze (presidente Boscherini, giudice relatore Sbrana e altro componente Scinicariello) si è infatti limitata ad ascoltare la relazione introduttiva, rinviando per la discussione e la sentenza al 2 aprile 2019.   In appello, su ricorso della Procura di Lucca e della Procura generale, erano stati infatti chiamati i 5 imputati già assolti in primo grado nel febbraio 2015 dal gup Silvia Mugnaini dalle accuse di concorso in corruzione: l’imprenditore pratese Giovanni Valentini, il dirigente comunale Maurizio Tani, l’ingegner Andrea Ferro, ex presidente della commissione ambientale del comune di Lucca, il socio dello studio Chiari, Luca Antonio Ruggi e l’ex vice presidente di Sistema Ambiente, Sauro Doroni. In più anche la società «Valore» di Prato, poi fallita, di cui era presidente proprio l’architetto Valentini, socio all’epoca della Lucchese calcio e interessato a realizzare il nuovo stadio. Mentre erano già stati definitivamente riabilitati l’ex assessore Marco Chiari e l’ex sindaco Mauro Favilla, prosciolti nel febbraio 2015 dal gup Mugnaini con conferma «tombale» della Cassazione.    All'orizzonte si profila ora lo spettro della prescrizione almeno per alcuni episodi, dato che le indagini erano iniziate addirittura nel settembre 2010. Delusione nel collegio difensivo (avvocati Stefano Del Corso, Carlo Di Bugno, Maurizio Campo, Riccardo Carloni, Francesco Marenghi, Giulia Padovani e Luigi Velani) che speravano di chiudere qui, con assoluzione nel merito, un procedimento penale che va avanti da ben 8 anni.    Intanto resta aperto anche il contenzioso civile della «Valore» con il comune di Lucca. Il Tar nel gennaio 2017 aveva respinto la clamorosa richiesta di danni per 40 milioni di euro, ma adesso il braccio di ferro si è spostato davanti al Consiglio di Stato. A meno che non spunti un compromesso sui terreni edificabili di viale Einaudi a Sant’Anna.