Ciclismo, scandalo doping sconvolge la Toscana: tutto parte dalla morte di un giovane

L'inchiesta che coinvolge la provincia di Lucca. Sei gli arresti, diciassette gli indagati

Linas Rumsas

Linas con la maglia di campione lituano.

Lucca, 8 febbraio 2018 - Un'inchiesta sul doping che sconvolge il mondo del ciclismo in Toscana, da sempre regione-culla delle due ruote. L'indagine, è coordinata dalla procura di Lucca e portata avanti dagli uomini della polizia. Sei le persone arrestate con la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati in materia di doping.

Sono invece 17 in tutto gli indagati, che a vario titolo avrebbero fatto parte della rete del doping in Toscana. Tutto è nato dalla morte prematura di un giovane ciclista, Linas Rumsas, originario della Lituania. Una morte che non è inserita nell'inchiesta ma che comunque ha dato uno spunto importante. Da qui gli inquirenti individuano elementi poco chiari e scavano a fondo nel mondo dilettantistico. Fino appunto a questa prima svolta delle indagini. La squadra finita nel mirino è di Capannori. Era conosciuta, fino allo scorso anno, come Altopack Eppela, dal nome degli sponsor. Le due aziende sottolineano la loro estraneità alla vicenda e di non avere più rapporti con la società dallo scorso anno. 

È finito agli arresti Luca Franceschi, considerato il patron, presidente e proprietario del team dilettantistico coinvolto nelle indagini. Con lui sono arrestati i genitori Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani insieme al ds della squadra Elso Frediani, al preparatore atletico e ex corridore Michele Viola, al farmacista Andrea Bianchi.

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Tra gli indagati ci sono persone che, secondo le accuse, avrebbero dato delle consulenze al team su come eludere i controlli. Tra queste persone anche un avvocato. Mentre una donna avrebbe portato materialmente le sostanze dopanti, principalmente Epo, sui percorsi di gara. Tra le gare messe nel mirino c'è il campionato italiano dilettanti, che si è svolto il 25 giugno 2017. 

«Ma qualcuno l'ho guardato e gli ho detto: ma che sei di fuori? Se me lo fa un vecchio marcio di 25 anni lasciamo perdere... lasciamo perdere... ma i bimbetti no eh...»: questa una delle conversazioni intercettate in cui si parla dell'età degli atleti che avrebbero assunto sostanze dopanti, atleti anche molto giovani. Proprio come Linas Rumsas, corridore dell'allora Altopack Eppela. Fu il fratello a trovarlo morto una mattina degli inizi di maggio 2017 in casa a Lunata. Per il giovane atleta non ci fu niente da fare. Un dilettante di ottimo livello, che a inizio stagione aveva fatto un quinto e un terzo posto. 

Una morte senza un perché da cui appunto, la procura ha iniziato a indagare. Scoprendo questa presunta rete di spaccio di sostanze dopanti. 

La Federazione Ciclistica Italiana "esprime la sua più profonda indignazione riguardo i gravissimi fatti di doping emersi nell'inchiesta della Polizia di Lucca: dirigenti, tecnici e perfino genitori di una Società sportiva si sarebbero resi responsabili di indurre al doping gli atleti, procurando loro le sostanze dopanti. Rispetto a questi comportamenti criminali, se confermati dalle indagini in corso, la Federazione avrà il massimo della durezza possibile nel proprio ambito di intervento e come sempre la totale collaborazione con gli organi inquirenti.