Nella foto le storiche. Roberta Martinelli e Monica Guarraccino

Taglio del nastro a Palazzo Pretorio, ieri pomeriggio, lì dove tutto iniziò e dove tutto ora riprende magicamente vita. A salutare l’avvio della tre giorni di Carnevale lucchese e della speciale mostra “Lucca, storie di carrozze e carnevali“, è stato il sindaco Mario Pardini insieme agli assessori Remo Santini, Paola Granucci, Mia Pisano e Moreno Bruni. La mostra inaugurata a Palazzo Pretorio è l’inizio di un percorso, come vuole significativamente sottolineare Roberta Martinelli di “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana“, l’associazione che ne ha curato allestimenti e contenuti frutto dello studio di Monica Guarraccino. Attraverso una serie di pannelli, con testi e riproduzioni di dipinti e disegni d’epoca, si racconta la storia del Carnevale a Lucca a partire dalla Repubblica, fino a tutto il 1700. Il fulcro dell’esposizione è la riproduzione in grande scala del quadro di Lorenzo Moni (1736-1812), dal titolo “Carnevale in piazza San Michele in foro” (1767-1771), che fa parte della collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Perchè all’epoca ci si divertiva, eccome.  “Bisogna considerare che un tempo la vita era grama – osserva Roberta Martinelli – e che la la Chiesa era contrarissima ma concedeva questa piccola deroga, a tempo determinato, proprio per consentire di lenire il peso dei sacrifici quotidiani“. Era anche un momento di condivisione “trasversale“, momenti speciali che vedevano eccezionalmente insieme ricchi e poveri. “In effetti i nobili per questa speciale occasione del Carnevale aprivano le loro sontuose sale anche a chi era povero, bastava che fosse mascherato. In più facevano grandi sfilate di carrozze e maschere, e tutto partiva proprio da San Michele dove oggi, non a caso, abbiamo allestito la mostra“. Per i poveri, o comunque la gente normale, era tutta un’altra storia: “Loro dovevano assistere alle sfilate dei nobili. In più c’era per loro il Carnevale irriverente, lazzi, frizzi, uomini mascherati da donne, il mondo rovesciato con ironia e divertimento“. E i costumi? “Erano quelli della commedia dell’arte, quindi Arlecchino, Pulcinella, Colombina e altri. Sul viso le grandi maschere bianche stile Venezia oppure semplicemente il “naso““.  Nelle carte di Eleonora Bernardini, come ha ricordato ieri la studiosa Monica Guarraccino, è stato ritrovato l’elenco dei patrizi lucchesi che concorsero alla veglia di ballo per il Carnevale del 1791. La nobiltà, attraverso contributi volontari, organizzava dei veri e propri “festini da ballo“ al Casino dei Nobili che, sul finire del Settecento, divennero sempre più opulenti. Tutta la ricerca si dipana dal quadro di Moni – raffigurato in mostra – che sull’antico Carnevale di Lucca dice più di mille parole.

Cronaca

Taglio del nastro a Palazzo Pretorio, ieri pomeriggio, lì dove tutto iniziò e dove tutto ora riprende magicamente vita. A salutare l’avvio della tre giorni di Carnevale lucchese e della speciale mostra “Lucca, storie di carrozze e carnevali“, è stato il sindaco Mario Pardini insieme agli assessori Remo Santini, Paola Granucci, Mia Pisano e Moreno Bruni. La mostra inaugurata a Palazzo Pretorio è l’inizio di un percorso, come vuole significativamente sottolineare Roberta Martinelli di “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana“, l’associazione che ne ha curato allestimenti e contenuti frutto dello studio di Monica Guarraccino. Attraverso una serie di pannelli, con testi e riproduzioni di dipinti e disegni d’epoca, si racconta la storia del Carnevale a Lucca a partire dalla Repubblica, fino a tutto il 1700. Il fulcro dell’esposizione è la riproduzione in grande scala del quadro di Lorenzo Moni (1736-1812), dal titolo “Carnevale in piazza San Michele in foro” (1767-1771), che fa parte della collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Perchè all’epoca ci si divertiva, eccome. 
“Bisogna considerare che un tempo la vita era grama – osserva Roberta Martinelli – e che la la Chiesa era contrarissima ma concedeva questa piccola deroga, a tempo determinato, proprio per consentire di lenire il peso dei sacrifici quotidiani“. Era anche un momento di condivisione “trasversale“, momenti speciali che vedevano eccezionalmente insieme ricchi e poveri. “In effetti i nobili per questa speciale occasione del Carnevale aprivano le loro sontuose sale anche a chi era povero, bastava che fosse mascherato. In più facevano grandi sfilate di carrozze e maschere, e tutto partiva proprio da San Michele dove oggi, non a caso, abbiamo allestito la mostra“.
Per i poveri, o comunque la gente normale, era tutta un’altra storia: “Loro dovevano assistere alle sfilate dei nobili. In più c’era per loro il Carnevale irriverente, lazzi, frizzi, uomini mascherati da donne, il mondo rovesciato con ironia e divertimento“. E i costumi? “Erano quelli della commedia dell’arte, quindi Arlecchino, Pulcinella, Colombina e altri. Sul viso le grandi maschere bianche stile Venezia oppure semplicemente il “naso““. 
Nelle carte di Eleonora Bernardini, come ha ricordato ieri la studiosa Monica Guarraccino, è stato ritrovato l’elenco dei patrizi lucchesi che concorsero alla veglia di ballo per il Carnevale del 1791. La nobiltà, attraverso contributi volontari, organizzava dei veri e propri “festini da ballo“ al Casino dei Nobili che, sul finire del Settecento, divennero sempre più opulenti. Tutta la ricerca si dipana dal quadro di Moni – raffigurato in mostra – che sull’antico Carnevale di Lucca dice più di mille parole.

Il Settecento in maschera  In mostra mille curiosità    

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