Il salice piangente, la sabbia e i dolori articolari

Lungo i fiumi di Babilonia, qui sedemmo, qui piangemmo, ai Salici appendemmo le nostre cetre.

E’ il Salmo disperato degli Ebrei deportati da Nabucodonosor nel 597 Ac. e il termine salice piangente deriva non dal fogliame cascante, ma proprio dalle amare lacrime versate da questo infelice popolo. Decenni di schiavitù fino alla loro liberazione da parte di Ciro il grande.

Per tutti questi anni il salice rappresentò, per questo sfortunato popolo, una fonte di vita; con i rami frondosi ricavavano reti da pesca, con i virgulti cesti e capanne, ma, soprattutto, con la corteccia essiccata curavano i dolori articolari dovuti alla umidità che il fiume Tigri creava, precedendo di oltre 2000 anni il farmacista tedesco Felix Hoffman che, proprio dal salice, nel 1897, ricavò la Aspirina (acido acetil salicilico). Io alla Aspirina continuo, però, a preferire la tisana di salice, un modo più gentile per fornire all’organismo acido salicilico capace non solo di combattere i vari tipi di dolori articolari, ma anche di fare profilassi per il tumore al colon.

Un’altra modalità per curare i dolori articolari in estate sono le sabbiature, antica tecnica ormai completamente in disuso; dopo un bagno in mare per rilassare la muscolatura asciugarsi bene e sdraiarsi sulla sabbia calda; il caldo secco arrecherà immensi benefici alla nostra schiena. Ma adesso arriva l’inverno e per questo dovremmo sfruttare le tantissime stazioni termali presenti in Toscana; le acque sulfuree in particolare recano immensi benefici alla pelle e con facilità “sciolgono“ i dolori articolari soprattutto se associati a massaggi che rilassano la muscolatura contratta.

Utile inoltre associare una corretta alimentazione con cibi ricchi in calcio e fosforo per fortificare ossa e legamenti (ricordo che il calcio si trova in abbondanza anche nel latte scremato e nei formaggi magri, notizia importante visto che spesso soffriamo anche di ipercolesterolemia); un valido aiuto naturale per chi non voglia usare farmaci viene da due piante medicali, l’Harpagophitum (artiglio del diavolo) e la Boswellia (pianta dell’incenso). Un loro uso continuo e corretto permette alcune volte di eliminare farmaci antinfiammatori ed antidolorifici.