Il rifiuto delle badanti e gli ingressi in chiesa Quando l’obbligo di Green pass è poco chiaro

Da domani vaccino o tampone negativo per tutti i lavoratori. Ci sono però ancora dubbi in certi ambiti, ecco alcuni dei casi più eclatanti

Da domani scatterà l’obbligo del Green pass al lavoro nel pubblico e nelle aziende private. Una questione che in questi giorni ha fatto molto discutere, provocando un vivace dibattito tuttora in corso nel Paese. In sostanza, sarà obbligatorio per tutti i lavoratori essere vaccinati o risultare negativi al tampone, valido per 48 ore. Un punto di svolta nel panorama lavorativo nazionale, un’ordinanza che durerà fino al 31 dicembre 2021 (termine dello stato di emergenza) che, secondo la Confesercenti Toscana Nord, rappresenta "un’accelerazione necessaria per una copertura vaccinale, uno strumento per impedire nuove chiusure che sarebbero il colpo finale per le imprese”.

Come sempre la norma sembrerebbe chiara, ma le regole di attuazione lo sono meno. Prendiamo ad esempio le chiese. Secondo la Conferenza Episcopale Statale da domani la certificazione verde non sarà necessaria per la liturgie e il culto (come nel caso della messa o del catechismo), quindi non è richiesta a quei cittadini che si recano in chiesa per finalità liturgiche. La situazione appare diversa nel caso in cui qualcuno, ad esempio un turista, entri in una chiesa per visitarla o nel caso in cui essa venga adibita come museo o come sede di qualche iniziativa sociale. In questo caso invece il Green pass è obbligatorio.

La situazione potrebbe apparire paradossale, parliamo comunque dell’obbligo di Green pass in situazioni diverse ma comunque nello stesso luogo. La Diocesi giustifica questa ordinanza dicendo che sono due attività diverse, nel caso della visita alla chiesa si parla di attività a scopo di lucro, mentre nel caso di partecipazione alla liturgia si mette in pratica la propria libertà di culto. Sarebbe quindi una violazione di questo diritto fondamentale impedire alle persone di poter partecipare a tali attività. Questa ordinanza non è valida solo per la diocesi cattolica ma anche per altri luoghi di culto, come moschee o chiese protestanti. La Diocesi comunque sollecita la vaccinazione a tutte le componenti della curia, come un concreto “gesto di amore“ verso il prossimo.

Un altro ambito che può far sorgere dei dubbi è quello delle badanti, colf e baby sitter. In questi casi il Green pass è obbligatorio e rappresenta una condizione necessaria per continuare a lavorare o per procedere con un’eventuale assunzione. Spetta al datore di lavoro, quindi al componente della famiglia dell’assistito, attestarne il possesso. In caso di mancato controllo si rischia una multa che arriva fino a mille euro. Si riscontra però che molte lavoratrici non vogliono sottoporsi alla vaccinazione o al controllo via tampone che non è gratuito e che quindi comporterebbe un danno economico alquanto sostenuto (circa 100 euro a settimana). Molte badanti straniere stanno addirittura tornando nel proprio paese di origine per non sottoporsi alla vaccinazione, una situazione che sta mettendo in difficoltà molte famiglie bisognose della loro assistenza.

Un altro caso è quello dei consiglieri comunali. Ormai da un anno e mezzo la loro attività istituzionale si svolge prevalentemente in modalità “smart working“ ma sono comunque sottoposti all’obbligo di Green pass nel momento in cui sono costretti ad entrare in sede comunale per partecipare, ad esempio, ai consigli comunali.

Giulia Alberigi