Il primo voto non si dimentica mai "Sfiduciati, ma felici di partecipare"

Alfonso Oliva è tra gli 840 nuovi elettori lucchesi che oggi, per la prima volta, voteranno per il Parlamento. Ma come arrivano i giovani a questo traguardo? "Non mi sento rappresentato, sceglierò il meno peggio"

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Nel giorno del voto, qualunque esso sia, si respira sempre un’aria diversa: il vento della democrazia soffia più forte e ci si sente parte di qualcosa, di un processo, il che non capita spesso. Per alcuni ha un sapore ancora più dolce, completamente nuovo. Per l’esattezza per 840 lucchesi: ovvero i nuovi elettori di oggi. I neo 18enni che in questa domenica uggiosa si recheranno, almeno si spera, alle urne. Di questi, 200 entreranno per la prima volta in una cabina elettorale, gli altri hanno in teoria già fatto l’esperienza a giugno scorso, per le amministrative. Ma quella di oggi rimane una prima volta per tutti loro: il primo voto per il Parlamento (Senato compreso).

A questo traguardo ci arrivano forse un po’ spaesati: la scuola è cambiata, in classe il dibattito politico scarseggia. Ne hanno parlato in famiglia e tra amici, hanno cercato di assorbire più informazioni possibili anche utilizzando i loro strumenti, tramide video e post esplicativi sui social, le nuove piazze dell’attivismo. Sono perlopiù lontani dalle ideologie, anche anagraficamente parlando, ma hanno le idee chiare su certi temi. Alcuni però si sentono ignorati, si disinteressano perché nessuno si interessa a loro, esprimere quelle idee è per loro quasi inutile. Per altri invece è comunque fondamentale. Tra questi c’è Alfonso Oliva, tra i nuovi elettori di oggi.

La prima domanda non può che essere questa: andrai a votare?

"Assolutamente si. Essendo un nostro diritto, credo sia giusto esercitarlo. Poi se il nostro voto non farà la differenza, è uguale. Ma intanto è giusto esprimere la propria opinione".

Quali emozioni provi?

"È una bella cosa sapere di poter influire sulle decisioni del nostro Paese, ma c’è anche un po’ di sfiducia alla luce di quella che è stata la campagna elettorale".

A cosa ti riferisci?

"Al modo in cui è stata gestita, alle parole che sono state utilizzate e l’approccio verso noi giovani. Usare all’ultimo i social in quel modo, per arrivare a noi, è sembrata quasi una presa in giro".

Vi siete mai sentiti i veri interlocutori dei politici?

"No. Molti partiti si rivolgono a elettori più grandi, di cui già conoscono la preferenza. Con noi di politica si parla poco. A scuola, ad esempio, non c’è dibattito, non c’è sensibilizzazione neppure sulla partecipazione attiva alla vita politica. Se non se ne parla nelle famiglie, il giovane è normale che non si interessi".

Tra amici vi confrontate?

"Si, con alcuni si. Ma molti dei miei coetanei non vanno a votare perché non gli interessa o perché la vedono come una cosa inutile".

Sono molti?

"La maggior parte dei miei amici andrà a votare, tra di loro però in tanti non sanno chi scegliere o voteranno seguendo i propri genitori".

Come vi siete informati?

"Oltre all’informazione tradizione, sui social. Tramite le pagine e i profili che hanno cercato di fare una sintesi dei programmi e una scheda dei partiti e dei candidati".

Voterai quindi in base ai programmi?

"Si, ho scelto in base a quanto ho letto, alle idee dei vari esponenti".

Ti senti rappresentato da qualcuno in particolare o sceglierai il meno peggio?

"Non mi sento rappresentato da nessuno, quindi si, sceglierò il meno peggio. Non per simpatie o antipatie, ma in base a quanti punti di contatto ci sono tra la mia idea personale e il programma".

Teresa Scarcella