Ho visto‘ose ch’un si possan crede,
com’anda’ via con poker d’assi in mano,
da chi si sente un ganzo perché ‘un vede;
ma la scala reale di Giuliano
era ‘l più grande bleffe ch’ho mai visto.
Io n’ero dietro, avea chiesto ‘na ‘arta,
ma niente full, neanche a prega’ Cristo;
e l’altro, col trissin stillò la quarta
e tutti si capì ch’avea legato.
“Parol” disse Giuliano pacioccone.
Vell’altro spinse ‘l gruzzolo contato
e ‘l piatto a due fu tutta n’ emozione.
Giuliano rilanciò, e fu smisurato.
L’altro chiese sei casse, e col manone
le trascino’ sul piatto. Era agitato.
Giuliano traffiò nel su’ borsone
e ni fece un assegno postadato
a copri’ dieci volte vel piattone.
Ci pensò un quarto d’ora, frastornato.
“Ho poker d’assi ma ‘un so mia ‘n coglione.”
“Hai fatto bene, te l’avrei mangiato”.
E s’arunò le fici da un centone.