Henraux-usi civici, l’udienza in Appello rinviata al prossimo 2 maggio

Il giudice ha accolto la richiesta delle parti di arrivare a una conciliazione. Brillante (Cipit): "Ma il Comune sta col privato"

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E’ stata rinviata di altri otto mesi una delle questioni che stanno più a cuore alla comunità seravezzina. Parliamo dell’udienza decisiva per il caso degli Usi civici e delle cave della Henraux: inizialmente prevista il 6 settembre alla Corte d’appello di Roma è stata posticipata al 2 maggio. La decisione è stata presa il 1° settembre dal giudice Nicola Pannullo, presidente della Corte d’appello, alla luce dell’istanza congiunta con cui Henraux, Comune e Regione, essendo in corso le trattative per una conciliazione della lite, hanno chiesto il rinvio dell’udienza come minimo dopo 180 giorni dalla data prefissata. A dare notizia dello slittamento è Rosario Brillante, coordinatore del Comitato indipendente per la partecipazione, l’informazione e la trasparenza (Cipit) di Seravezza.

"Accolta la richiesta di arrivare a una conciliazione – spiega Brillante – sul contenzioso sulla proprietà che interessa il Monte Altissimo e un’importante parte delle Apuane versiliesi. Restano ora a disposizione otto mesi per arrivare ad un accordo, in un clima che però è reso turbolento dalle decisioni del

Comune di porre a base dell’intesa la rinuncia della proprietà, a vantaggio dell’azienda privata". Sul tavolo c’è una parte di giacimenti marmiferi compresa nei 7 milioni di metri quadrati che nella sentenza definitiva dell’8 luglio 2020 erano state identificate in parte di uso civico e in parte occupate abusivamente dall’Henraux. Sentenza contro cui il colosso del marmo ha presentato ricorso in appello. "Il sindaco Alessandrini, temendo che in caso di conferma della vittoria proclamata dalla sentenza si arrivi alla chiusura delle cave – prosegue Brillante – si è decisamente orientato per cedere definitivamente le terre al privato dopo un contenzioso di oltre 30 anni. Questa non è l’unica soluzione possibile, bensì un grande errore che segnerà per sempre il futuro del territorio. Non c’è compensazione possibile, infatti, per una privatizzazione così importante delle nostre montagne. E neppure si può cedere alla richiesta avanzata dall’azienda di avere preventivamente approvati tutti i suoi decennali piani estrattivi sull’Altissimo e sul Monte Pelato, che vanno sottoposti al legittimo e libero vaglio, alla rettifica e al controllo degli enti preposti, Parco delle Apuane in testa, e devono sottostare alle leggi per essere approvati o respinti. Se ad oggi sono ancora tutti e tre in stallo è segno che, oltre alla mancata prova della effettiva proprietà, il privato ha azzardato lo svolgimento di attività estrattiva in zone e con modalità non autorizzabili allo stato attuale".

Secondo Brillante il Comune avrebbe un’altra strada: "La rinuncia di entrambe le parti a proseguire la causa e la cessione delle terre contese da parte di Henraux al demanio civico comunale in cambio di un affitto delle aree. L’attività estrattiva potrebbe ugualmente proseguire, con controlli certi, finchè le leggi lo consentiranno. A condizioni da definire, però, sia per le quantità da estrarre sia vietando all’azienda di vendere le nostre montagne in blocchi grezzi. Tutto il marmo estratto deve essere lavorato in zona e diventare prodotto finito e restituire occupazione locale".