Fuga nei vicoli e pedinamento in taxi Così la Polizia ha incastrato l’operaio

La Mobile di Aosta ha bloccato l’uomo accusato di aver ucciso Raluca con un borsone pieno di soldi

Le indagini

Le indagini

Gli agenti della Mobile di Aosta lo hanno intercettato a bordo di un taxi sulla Statale 26 che porta a Nus, Comune di 3mila anime a 30 chilometri da Aosta. Quando gli hanno messo le manette ai polsi "era molto sorpreso, ma è rimasto lucido". Aveva un borsone pieno di soldi. L’arresto di Gabriel Falloni, operaio sardo di 36 anni accusato di aver ucciso sabato scorso a Elena Raluca Serban, 31enne residente a Lucca, da poco trasferitasi ad Aosta, è stato l’epilogo di una caccia durata quattro giorni. I poliziotti lo tallonavano da domenica. Già lunedì erano a un passo da lui: a Genova. Qui l’uomo accusato d’essere il killer aveva trovato rifugio, nel dedalo dei carruggi.

"Conosceva bene la città - spiegano gli investigatori - e sapeva dove nascondersi". I poliziotti erano pronti a entrare in azione prima che s’imbarcasse per la Sardegna, sua terra natale. Ma il 36enne non l’ha fatto. Ha puntato invece Torino. Poi dal Piemonte è montato su un taxi, direzione Nus, dove abita. Traiettorie scaturite dal panico oppure studiate per sviare?

La certezza è che a tradirlo è stata la telefonata fatta alla vittima alle 18.20 di sabato. Agganciando il suo telefono alle celle sul territorio i poliziotti hanno poi seguito gli spostamenti di Falloni, fino al taxi sulla Statale per Nus. L’uomo infatti non ha mai smesso completamente di usare lo smartphone. Le telecamere del palazzo in cui è morta Elena, appena fuori dal centro di Aosta, lo hanno ripreso sempre alle 18.20 di sabato: parlava al telefono e poi è entrato nello stabile. Aveva probabilmente fissato un incontro con la vittima. È uscito 35 minuti dopo, con in mano un borsone pieno. Lo stesso che gli agenti lo hanno trovato nel taxi, pieno di soldi.

Sul movente per gli inquirenti è plausibile l’ipotesi di una rapina degenerata in omicidio. Proprio in quei 35 minuti il 36enne avrebbe ucciso Elena "con l’aggravante della crudeltà". Addosso aveva lo stesso giubbotto presente nell’immagine di copertina del suo profilo Facebook. Immagine cambiata dopo l’omicidio con quella di un cagnolino bianco. Lunedì Falloni ha anche pubblicato un annuncio per cercare una "addetta pulizie", ottenendo diverse risposte di donne interessate. Ma all’appello manca ancora l’arma del delitto: la lama con cui Raluca è stata uccisa. Il sospetto killer e Raluca si erano già incontrati. Mesi fa la donna era già stata ad Aosta dove aveva preso in affitto il piccolo appartamento di viale dei Partigiani. Da quella casa, 10 minuti prima della telefonata col killer, Raluca aveva videochiamato la sorella Aleksandra che vive a Lucca. Ma la linea era caduta e Aleksandra le aveva inviato un cuore su WhatsApp. Elena aveva risposto. Ma già alle 18.37, quando un cugino dalla Romania telefona a Raluca, la donna non era più reperibile. Quando alle 21, Aleksandra vede che la sorella non visualizza i messaggi parte per Aosta. Arriva all’alba, alla casa di viale dei Partigiani. Dentro Raluca è già morta.

Claudio Capanni