Voleva comprare la Lucchese, arrestato nell'operazione delle Fiamme Gialle

Le accuse per la presunta maxi frode "carosello" nel commercio di materie plastiche

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Lucca, 13 novembre 2019 - A giugno si era detto pronto ad acquistare la Lucchese, dall’allora presidente Aldo Castelli. Ieri, Josef Ferrando, imprenditore 39enne di Lucca ma residente a Ponte Buggianese, è finito agli arresti domiciliari coinvolto nella maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Prato che ha portato all’arresto di 17 persone (16 ai domiciliari), 39 indagati, 24 societa’ coinvolte, 57 perquisizioni e al sequestro di beni per 24 milioni.

Le Fiamme Gialle infatti hanno scoperto una colossale ‘frode carosello’ nel commercio di materie plastiche, accertando l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per 200 milioni di euro. Nel faldone di oltre 190 pagine depositato nella procura pratese figurano, come indagati anche altri due nomi legati alla Lucchese.

Quello dell’allora presidente Aldo Castelli, imprenditore romano di 61 anni che lo scorso dicembre aveva ereditato per 1 euro il 98% delle quote della società da Arnaldo Moriconi, prima del fallimento arrivato poi a giugno. L’altro nome nel fascicolo è quello di Enrico Cennicola, commercialista 57enne, ex consulente della Lucchese e vicino ad Aldo Castelli.

I tre, a vario titolo, sono accusati di far parte o di essere tra i promotori e organizzatori di un sodalizio criminale messo in piedi da un’imprenditore pratese, Mirk Bellucci, 43 anni, considerato il capo del gruppo. In gergo, il sodalizio composto da altre decine di indagati, avrebbe realizzato una ’frode carosello’, cioè un reato fiscale che si realizza tramite triangolazioni fra società in Italia e all’estero che producono fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva. La frode veniva messo in atto secondo due differenti modalità: l’emissione e l’utilizzo di fatture inesistenti.

Le imprese coinvolte sono 24, di cui 6 ‘fornitrici’ con sede all’estero, 12 ‘cartiere’ (cioè esistenti solo sulla carta, col compito di emettere fatture come quelle intestate a Ferrando), 3 ’filtro’ e 3 ’rivenditrici’. In due anni è stato ricostruito un giro di fatture per operazioni inesistenti, emesse e utilizzate, superiore ai 200 milioni, con un’Iva evasa di 40 milioni e omessi versamenti di imposta per 20 milioni.

Il sistema, per le indagini, sarebbe nato almeno nel 2012, via via coinvolgendo sempre più persone. Le intercettazioni sono andate avanti anche questa estate quando si stava consumando la trattativa sull’acquisto della Lucchese da parte di Ferrando. Il nome della società ricorrerebbe diverse volte nei tabulati e, non è da escludere, che alcuni atti possano finire alla procura di Lucca per verifiche di competenza. Ferrando, in particolare, risulterebbe essere , uno dei più stretti collaboratori di Bellucci.