Foto choc, indagati tre giovani antagonisti

Ventenni collegati alla pagina Facebook. "Il Palazzo che brucia". Sequestrati cellulari

La mano guantata che mima una pistola davanti alla questura

La mano guantata che mima una pistola davanti alla questura

Lucca, 21 marzo 2018 - Tre giovani legati al mondo dell’antagonismo di sinistra sono finiti sotto inchiesta per il reato di istigazione a delinquere. Si tratta di due ragazze lucchesi e di un ragazzo empolese, tutti poco più che ventenni. La Procura li ha indagati, ha fatto perquisire alla polizia le rispettive abitazioni e ha fatto sequestrare loro alcuni cellulari, un pc, un hard disk e un tablet, nominando un consulente tecnico per estrarre dati e fotografie dagli apparecchi elettronici.

L’indagine, affidata alla Digos della questura di Lucca, trae origine dalla pubblicazione sulla pagina Facebook «Il Palazzo che brucia», espressione appunto di ambienti antagonisti lucchesi (che hanno rivendicato anche l’occupazione dell’ex Casina Rossa, a dicembre), di una serie di immagini piuttosto inquietanti. Una serie di foto notturne che mostrano una mano coperta da un guanto bianco che mima, con un gesto simbolico, una pistola che spara. Significativi gli obiettivi scelti per scattare le varie foto: il palazzo di giustizia in via Galli Tassi, il carcere di «San Giorgio», il Comune di Lucca, la questura, la caserma dei carabinieri e la sede di CasaPound in via Michele Rosi. Una «bravata» per giocare al terrorismo? Tutto sommato sembrerebbe di sì. Ma resta il fatto che su certi temi c’è poco da scherzare.

La Procura indaga per istigazione ad aggressioni, vandalismi e violenza nei confronti di uffici pubblici e persone, ma intende accertare soprattutto se dietro a questa spettacolarizzazione sui social vi sia una qualche effettiva strategia violenta. Un’indagine che gli antagonisti lucchesi non hanno preso bene.

"L’ultima offesa alle nostre intelligenze – commentano sui social dopo gli avvisi di garanzia – è cercare con la forza di obbligarci a prenderli sul serio, costringerci ad abbassare la testa di fronte al loro fascismo a norma di legge. Siamo socialmente devianti, e lo siamo tutti per necessità e per scelta; perché la strada da cui loro non vogliono che nessuno si permetta di deviare è lastricata di sofferenza, sfruttamento, repressione e autorità. È una strada in cui si entra vivi e si esce carne da macello per qualche fabbrica, incapaci ormai di ogni ragionamento, di ogni felicità. Siamo devianti perché vogliamo vivere le nostre idee, e vogliamo farlo nel nostro presente. Siamo devianti e lo saremo sempre. Felicemente".

Intanto è stato rinviato a settembre il processo per resistenza aggravata a pubblico ufficiale nei confronti di altri dieci giovani tra i 25 e i 35 anni. Erano stati individuati dalla Digos come responsabili degli scontri avvenuti il 10 giugno 2016 alla Madonna dello Stellario con la polizia, che cercava di impedire al corteo di estrema sinistra di raggiungere la chiesa di San Francesco dove si teneva l’incontro con il premier Matteo Renzi. Ci fu un lancio di oggetti e di fumogeni, un corpo a corpo tra poliziotti e manifestanti che vennero respinti anche con qualche manganellata.

Paolo Pacini