Firenze non sa o non vuole ascoltare Lucca

Francesco

Meucci

Sull’opportunità o meno di bucare le Apuane per creare un nuovo sbocco al mare, crediamo che poco altro ci sia da aggiungere rispetto a quanto avete letto in questa settimana (e probabilmente leggerete nelle prossime). Ci limitiamo a fare nostra l’espressione del presidente della Provincia, Luca Menesini: ”aberrante“, alla quale aggiungiamo anti-storica. Pensare oggi a una nuova strada che, se tutto andasse bene, verrebbe realizzata nel giro di dieci o più anni significa non riuscire a leggere come il cammino verso il futuro sia inesorabilmente fatta di meno auto e meno mezzi inquinanti e più trasporto pubblico a basso impatto e mobilità ‘leggera‘. Sicché prima di promettere nuovo (inutile) asfalto cerchiamo almeno di portare a termine quello che ancora manca (gli Assi Viari, ad esempio) e iniziamo a progettare un serio modello di mobilità sostenibile e realizzabile con le risorse a disposizione.

Questo spicchio di Toscana, oltretutto, con le sue peculiarità (le montagne attaccate al mare, le valli, le città d’arte e la sterminata risorsa della costa versiliese) e la sua arretratezza in fatto di sistema del trasporto, ben si presterebbe a diventare un modello europeo per la ricerca di un impatto prossimo allo zero sugli spostamenti. E questa è una convinzione abbastanza diffusa nel territorio e che troverebbe ben altri consensi rispetto all’ennesima ”boutade” come quella del tunnel sotto i monti.

Ecco perché viene da domandarsi: perché? Perché non si riesce ad affermare a Firenze ciò che qui viene considerato come scelta prioritaria. Su vaccini i sindaci dissero Polo Fiere, Giani decise per il Campo di Marte. Qui adesso tutti parlano di sostenibilità, ambiente, green economy e il governatore se ne esce col traforo. O non funziona la catena di trasmissione o qualcuno a Firenze non vuole più bene a Lucca. Delle due l’una.