L'assassino di Vania chiede lo sconto di pena

La bruciò viva. Prima udienza gup per Pasquale Russo: cerca di evitare l'ergastolo con il rito abbreviato

Pasquale Russo accompagnato in carcere (foto Ansa)

Pasquale Russo accompagnato in carcere (foto Ansa)

Lucca, 14 febbraio 2017 - Primo round davanti al gup oggi per l’assassino di Vania Vannucchi, l’operatrice sociosanitaria di 46 anni bruciata viva il 2 agosto scorso nel piazzale dietro i magazzini dell’ex ospedale Campo di Marte. Pasquale Russo, il 46enne di Segromigno in Monte, in carcere da quella sera, assistito dai suoi difensori, gli avvocati Paolo Mei e Gianfelice Cesaretti, è chiamato stamani di fronte al gup Antonia Aracri. Il pm Piero Capizzoto chiede che venga processato per omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, nonché da atti persecutori. Lui difficilmente si presenterà oggi in aula, dato che nell’udienza odierna con il nuovo gup (che sostituisce la dottoressa Silvia Mugnaini applicata alla Corte d’Appello di Bologna) non si arriverà alla discussione, né tantomeno alla sentenza. Probabile un rinvio di qualche settimana, dopo le schermaglie procedurali, per discutere nel merito la delicata vicenda. Del resto una data simbolica peggiore di quelle odierna non poteva esserci.    I difensori dell’omicida presenteranno comunque stamani al giudice una richiesta di rito abbreviato, forse condizionato a una perizia psichiatrica che stabilisca se Pasquale Russo era in grado o meno di intendere e di volere quando commise l’atroce delitto perché lui non accettava la fine del loro rapporto. Una perizia di parte è stata affidata dalla difesa allo psichiatra Pietro Pietrini, che ha incontrato Pasquale Russo in carcere, ma non ancora depositata. L’obiettivo degli avvocati Paolo Mei e Gianfelice Cesaretti è quello di evitare l’ergastolo per l’assassino. La scelta del rito abbreviato punta proprio ad ottenere uno sconto di pena previsto dalla legge e a mitigare la pesante condanna che arriverà.   In udienza i familiari della vittima saranno tutelati dall’avvocato Elena Libone, che si costituirà parte civile. Sperano in una condanna adeguata all’atrocità del delitto commesso. Nessuno potrà mai restituire loro povera Vania. Ma certamente merita giustizia.