Battaglia legale sul testamento. La vedova: "Non è la sua firma"

I beni alla Misericordia del Borgo. All’attacco il ristoratore creditore

Pietro Saracino

Pietro Saracino

Borgo a Mozzano (Lucca), 27 febbraio 2018 - Un testamento olografo contestato, un’eredità di oltre mezzo milione di euro lasciata dall’86enne Demetrio Micheli alla Misericordia di Borgo a Mozzano e un’anziana vedova, Orfea Mazzanti, esclusa da ogni beneficio. A questi ingredienti si aggiunge poi un battagliero ristoratore che ha in affitto dal 2007 i locali della trattoria albergo Gallo d’Oro (quelli passati appunto di mano con l’eredità) e che si è schierato con l’anziana, affiancandola in sede civile con la sua «Ristopoint sas» (assistito dall’avvocato Letizia Stagi), come creditore per 150mila euro.

Un caso piuttosto intricato e scottante, finito anche al centro di un’inchiesta penale per circonvenzione di incapace, che però il pm Sara Polino ha recentemente chiesto di archiviare. "Ci siamo opposti davanti al gip alla richiesta di archiviazione, tramite l’avvocato Vito Marrazzo – spiega il ristoratore Pietro Saracino – perché secondo noi, come la stessa vedova ci ha più volte dichiarato, quel testamento non è autentico. Il povero Demetrio Micheli, morto a 86 anni il 21 ottobre 2015, avrebbe scritto di suo pugno quel foglio il 2 gennaio 2013 sbagliando perfino il luogo di nascita (Borgo a Mozzano invece di Lucca), mentre era in precarie condizioni di salute, allettato e ricoverato da meno di due mesi al centro anziani della stessa Misericordia".

Quel testamento olografo sarebbe stato scritto all’insaputa della moglie, che era a casa. Più avanti furono entrambi ricoverati, pagando alla Misericordia una retta di 3.700 euro in due. La vedova, alla quale non va un centesimo, da circa due anni e mezzo è invece ospite a titolo gratuito sempre al centro anziani della stessa Misericordia: prima che per lei fosse nominato un amministratore di sostegno, aveva deciso di unirsi alla causa civile per chiedere l’annullamento del testamento del marito e l’ottenimento almeno della legittima, che si discuterà a giorni davanti al giudice Giampaolo Fabbrizzi.

"Lo stesso notaio Vincenzo De Luca – aggiunge Saracino, mostrando copia dell’atto – fa notare che nel testamento sono presenti diverse ripassature. La vedova venne da me piangendo disperata nel marzo 2016: scoprì con sei mesi di ritardo di non aver ereditato nulla, solo perché il notaio la avvisò che sarebbe venuto un geometra a fare la stima dell’immobile di 494 metri quadrati. Allora mi offrii di aiutarla, dato che ero parte in causa. Il ristorante, infatti, è creditore nei confronti del defunto di circa 150mila euro, per lavori di ristrutturazione dovuti ai danni riportati per la frana del versante della montagna che lo sovrasta, nel 2009".

Il braccio di ferro va però avanti su più fronti. La Misericordia, nuova proprietaria del «Gallo d’Oro», ha contestato il contratto di locazione dell’esercizio pubblico e ne ha chiesto la risoluzione. A questo gesto hanno fatto seguito di recente anche visite di carabinieri del Nas e dell’Asl. Insomma un clima avvelenato e un polverone che non contribuiscono certo a fare chiarezza. E la parola passa dunque alla magistratura.