E’ bagarre sui manifesti di Simoni

La patrimoniale spiega perché li ha rifiutati: "Slogan politico, a un mese dalle elezioni erano inadeguati"

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di Daniele Masseglia

"Ma quale pubblicità: quel manifesto era politico e non poteva essere affisso a un mese dalle elezioni del 25 settembre". Parola di Pietro Bertagna, amministratore unico della “Pietrasanta Sviluppo“, la patrimoniale del Comune che gestisce anche il servizio affissioni. Il pomo della discordia è il nuovo manifesto che da lunedì campeggia sul territorio per promuovere la ditta “Artitaly“ di Massimiliano Simoni, che è anche candidato a sindaco per Fratelli d’Italia alle amministrative del prossimo anno. Nell’edizione di ieri Simoni aveva accusato la Sviluppo di averlo boicottato ingiustamente visto che quei manifesti erano stati consegnati 60 giorni fa come promozione estiva e sono stati affissi soltanto ora.

Tutta colpa di quello slogan, “A Pietrasanta cambia l’aria“, con una bambina ad occhi chiusi sullo sfondo. Ma soprattutto la scritta più in basso, “Massimiliano Simoni per fare la differenza“. Cioè slogan che Simoni aveva già utilizzato la scorsa primavera nei manifesti che annunciavano la sua candidatura a sindaco, con lui e la leader di Fdi Giorgia Meloni accanto nella foto. Tanto è bastato per portare la patrimoniale a dire di ’no’. "Si capiva chiaramente – spiega Bertagna – che lo sfondo era politico. Ma non c’è solo quello: con lui i problemi sono sorti subito perché aveva chiesto tre mesi di affissione su 80 plance. Gli abbiamo risposto che non potevamo in quanto le plance servivano anche per tanti eventi estivi. Siamo rimasti d’accordo per metterli dopo l’estate, ma nel frattempo è cascato il governo Conte. Ci siamo consultati con gli uffici del Comune: ad un mese dalle politiche un manifesto del genere era inadeguato, per questo abbiamo aspettato il lunedì post-elettorale per affiggerli. Nessun dispetto nei suoi confronti: se voleva fare qualche rimostranza avrebbe potuto chiamarmi. Ora è inutile fare polemiche propagandistiche".

Una rispota che non fa cambiare idea a Simoni, deciso comunque a chiuderla qua. "Sono stati vergognosi: per Mallegni hanno trovato gli spazi – dice – ma per me no e rimandavano l’affissione di continuo. Prima hanno tirato fuori la scusa che non c’era posto, poi il silenzio elettorale e la matrice politica. Ma poi dov’è la politica? Non c’era nessun simbolo e non ero candidato in Parlamento: è stato un processo alle intenzioni".