Docenti, il 15% è senza Green pass

Mercuri, Flc Cgil: "Non tutti sono no-vax, molti hanno paura. Un dipendente non può pagare per lavorare"

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Sono circa il 15% i docenti delle scuole della provincia di Lucca che risultano ancora non vaccinati. Questi sono i dati a disposizione dei sindacati che seguono da vicino il mondo scolastico e che per questo hanno il polso della situazione. Al momento non proprio rosea. Per questa fetta di insegnanti, infatti, incombe il rischio della sospensione. Che il Green pass fosse un requisito necessario per il personale, anzi obbligatorio, per far ripartire la scuola in sicurezza, è ormai un dato di fatto da qualche settimana. La notizia, non senza difficoltà, è stata digerita dalle categorie interessate: da chi sarà sottoposto a controlli e da chi avrà l’onere di effettuarli. Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, ha però evidentemente sentito il bisogno di chiarire qualche dettaglio, confermando la linea dura intrapresa: "Senza il certificato verde, non si entra a scuola". I docenti e il personale Ata che ne saranno sprovvisti verranno sospesi.

"La norma (se non viene cambiata) parla chiaro e noi come sindacati siamo chiamati ad avvertire i lavoratori delle conseguenze nelle quali potrebbero incorrere - spiega Antonio Mercuri, della Flc Cgil -, ma dall’altra parte è chiara anche la nostra posizione: un dipendente non può pagare per andare a lavorare". Mercuri fa riferimento al costo dell’eventuale tampone che chi, a partire dall’1 settembre, non sarà immunizzato, dovrà sostenere. "Avevamo fatto un accordo con i sindacati il 14 agosto scorso, che prevedeva il test gratuito. Ma poi c’è stato un passo indietro". A questa clausola si era imposta l’associazione nazionale dei presidi e il punto di incontro era stato trovato: tamponi gratuiti solo per i fragili, non per chi non vuole vaccinarsi.

"Definirli no vax è riduttivo - continua Mercuri - ognuno ha le proprie motivazioni e non tutti hanno teorie complottiste. C’è chi non lo fa per paura, per una serie di dubbi, chi non vuole accettare l’imposizione quindi ne fa una questione di principio. I precari, ad esempio, che in provincia sono oltre 2mila, si domandano: “perché fare il vaccino se non abbiamo la certezza di un contratto?“". L’odore della sospensione, però, ha fatto cambiare idea a qualcuno, che è corso ai ripari con una prenotazione last minute. "Molti degli indecisi alla fine si vaccineranno - conclude Mercuri - Mi ha chiamato qualche insegnante che ha prenotato la prima dose per fine mese o inizio settembre".

Teresa Scarcella