"Ditemi che non è lui..." La madre e il grido di dolore

Tra i primi ad accorrere c’è la mamma del 38enne, la soccorrono i parenti E sul posto si precipita anche il parroco di Lunata. Le lacrime e lo sgomento

Migration

"Ditemi che non è vero. Ditemi che quello non è mio figlio, io non ci voglio credere...". Frasi che lacerano il silenzio irreale di Lunata in un pomeriggio assolato e triste. Ogni parola si è stretta come una tagliola su timpani e cuore degli agenti della Municipale di Capannori, dei carabinieri e degli operatori della Croce Verde. Non ce l’hanno fatta a dire nulla, soltanto ad annuire e abbassare lo sguardo. Di fronte a loro c’era la madre di Marco Lencioni, il 38enne di Camigliano sbalzato a decine di metri dalla sua Bmw Enduro 1200.

La donna è arrivata sul posto mezz’ora dopo la tragedia che le ha strappato suo figlio. "Marcone" come lo chiamavano gli amici, su quella moto c’era montato in sella dieci minuti prima, dopo aver staccato dal lavoro. Gli operatori l’hanno consolata e tenuta lontano dalla Pesciatina, trasformata in una tomba per tre vite. Il suo grido è stato quello di tanti altri.

Gli stessi che si trovavano lì al momento di quel lampo di scintille: la moto e lo scooterone che si scontrano quasi frontalmente, le lamiere che sfrigolano a forte velocità. Dopo il quale è arrivato il tuono: i corpi dei due 17enni, Samuele Leto e Amedeo Favilla e del 38enne che volano sull’asfalto scagliati qua e là dall’energia dello schianto. E rimangono immobili. Morti sul colpo, come confermerà a tarda sera anche il medico legale Stefano Pierotti, incaricato dal pm Enrico Corucci di effettare le autopsie.

Una scena che Lunata non dimenticherà. Teatro dell’incidente più spaventoso che qui si ricordi, è la zona vicina alla filiale della Banca Nazionale del Lavoro e alla chiesa. Una zona molto trafficata, ma che con il blocco temporaneo del traffico si è trasformata in una scena quasi surreale di morte.

Sul posto si è precipitato anche don Franco Cerri, parroco di Lunata, per cercare di dare conforto ai genitori dei ragazzini e alla madre di Marco Lencioni. Difficile per chiunque trovare le parole. C’è chi non trattiene le lacrime e interroga con lo sguardo altri amici: "Ma è lui? E’ proprio lui...?".

Ma. Ste.