“Dasein“ è la personale “maxi“ di Paolo Baratella ai Vivai Favilla

Non poteva essere che un immenso padiglione ad accogliere le grandi e stupende tele che Paolo Baratella, bolognese di nascita e lucchese di adozione, ha esposto al GreenheArt, accanto ai vivai di floricoltura Paola Favilla a cPicciorana. E’ raro vedere esposizioni personali del genere non solo per le dimensioni delle opere ma soprattutto per la bellezza delle stesse che, riallacciandosi a uno spirito che può definirsi tranquillamente mitico e mitologico, nonché in tal maniera visionario. Una visionarietà che non si disperde nelle figure a loro modo appartenenti ad un passato remoto perché allacciato ad un periodo artistico e storico, ma che non fa a meno di porre il grottesco sul piano della denuncia visuale. Una denuncia si trova anche nelle opere che trattano negativamente la società di massa e l’uomo che ne fa parte, quell’uomo attuale che basa la sua vita sulla violenza e la sopraffazione. Si guardino “I crociati“ come “L’Annunciazione particolare“, “Labirintus meum“, “Io Freud“, “La guerra e il figlio della lupa“, “Salomé“, per ricordarne solo alcuni.

Appartengono comunque agli sviluppi di una visione politica del mondo, personalissima, che Baratella svolge distinguendosi per una incontenibile tensione creatrice che lo ha spinto a realizzare opere di grandissime dimensioni che portano il visitatore a immergersi in esse come fossero frutto di un’opera sublime di affresco d’altri tempi. Il tutto coordinato da una energia creatrice e da un impulso non dimentico di un rigore compositivo che dà forza anche cromatica a tutta l’opera, come è facile trovare in “Vorrei e non vorrei“ che in una vasta e lunga tela, dove la pittura domina e il colore sembra voler sorreggere il tutto, anche le architetture barocche che ricordano Lorenzo Bernini. Dasein è il titolo della mostra, un termine tedesco che condensa il concetto filosofico dell’esserci.

Mario Rocchi