Conto prosciugato con i riti magici

"Dammi i soldi, parlo io col veggente". Ingannata dalla cugina

L’imputata si è fatta consegnare il denaro con la promessa di far effettuare riti magici per togliere il malocchio

L’imputata si è fatta consegnare il denaro con la promessa di far effettuare riti magici per togliere il malocchio

Lucca, 16 maggio 2019 - Riti magici, pozioni e filtri d’amore. O almeno queste erano le promesse fatte da una 60enne lucchese che si era offerta di far da intermediaria fra alcuni maghi e la sua cugina acquisita di 40 anni, convinta d’esser perseguitata dal malocchio. Il giuramento della 60enne: togliere la iattura alla cuginetta grazie alle sue conoscenze con alcuni maghi specializzati nel ‘settore’. Ovviamente pagando. Peccato che, secondo la procura, le continue richieste di denaro, solo nel 2018, abbiamo prosciugato il conto della 40enne, facendola sprofondare in rosso di quasi 100mila euro. E i soldi, per gli investigatori, non sarebbero andati a nessun mago ma finiti dritti nelle tasche della donna.

Due giorni fa il gup del tribunale di Lucca, Alessandro Trinci, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio per la 60enne con l’accusa di circonvenzione d’incapace e per la madre 90enne dell’indagata che, invece, andrà a processo per favoreggiamento, avendo cercato di depistare gli investigatori, come ricostruito dalla procura. Una storia fiorita in un humus di superstizioni, arretratezza culturale e paura? Non proprio. La vittima, infatti, è una ricercatrice universitaria con una sfilza di titoli accademici. Tanto zelo e capacità sul lavoro, tanta fragilità però nella sfera affettiva. La 40enne infatti, come accertato dalla perizia richiesta durante le indagini, dopo una delusione d’amore ha cominciato a soffrire di un disturbo ossessivo-compulsivo che l’ha resa fragile psicologicamente. E, in un certo modo ossessionata dalla possibilità d’essere colpita dal malocchio. In questa fragilità la cugina acquisita avrebbe fiutato la possibilità di un business. La proposta che le avrebbe fatto, in pratica: ‘Dammi i soldi che penso a tutto io’. Ma non esisteva nessun mago e nessun rito con il quale far da intermediaria per cancellare la malasorte.

I bonifici da 50mila e 20mila euro e poi in tranche minori, in base a quanto ricostruito dalla procura, sarebbe stati intascati dalla 60enne. Ad accorgersi del conto in profondo rosso della ricercatrice, è stata la sorella. Che ha sporto denuncia, facendo scattare le indagini. A processo finirà anche la madre 90enne dell’imputata: la donna infatti è accusata di aver fornito agli investigatori una versione di fatti diversa dalla realtà, rispetto ai rapporti fra la figlia e la vittima. La parola adesso, passerà al giudice di fronte al quale le due siederanno nei prossimi mesi.

Claudio Capanni