Foto e fiori sulla tomba del clochard dimenticato da tutti

La commovente iniziativa di un’amica per il senzatetto

La signora Viorica che si è presa cura della tomba di Roberto Negro

La signora Viorica che si è presa cura della tomba di Roberto Negro

Lucca, 25 gennaio 2019 - Un piccolo grande gesto di profonda umanità. Una foto applicata sulla tomba di Roberto Negro, l’ex docente di musica 64enne diventato clochard, morto a giugno e rimasto sei mesi senza sepoltura, dimenticato da tutti, parenti compresi. Un gesto semplice, ma carico di significato, per rendere riconoscibile quella sepoltura, realizzata finalmente a dicembre a spese del Comune, nel grande cimitero urbano di Sant’Anna. La salma del senzatetto era rimasta per sei lunghi mesi all’obitorio, senza che nessuno si interessasse di una dignitosa sepoltura. Poi quella tomba, anonima e triste.

Roberto Negro
Roberto Negro

A rendergli il dovuto omaggio ci ha pensato Viorica Sandu, una signora di origine rumena, che vive a Lucca da trent’anni. Dopo aver letto sul nostro giornale dell’epilogo di questa triste e tormentata vicenda con la sepoltura di Roberto a spese del Comune, ci ha chiesto di collaborare a questo omaggio alla memoria di una persona speciale. Un invito che abbiamo raccolto volentieri, grazie anche alla bella e rara foto scattata a suo tempo da Domenico Bertuccelli

"Conoscevo da anni Roberto – sottolinea Viorica Sandu – e lo aiutavo come potevo, dato che abitavo vicino alla stazione. Non era facile stargli vicino, perché era molto diffidente. Poi però si è aperto ed è stato fantastico parlarci e passeggiare, accompagnarlo in macchina a San Marco. Ne era nata una grande amicizia, perché era una persona di cultura e sempre sorprendente. Era aggiornatissimo sull’attualità e molto lucido".

"Era stato ricoverato diverse volte in ospedale. Ha anche avuto alcuni incidenti – racconta commossa l’amica di Roberto – e qualche volta mi aveva raccontato che era stato picchiato da balordi e delinquenti che girano alla stazione. Non mi riesce definirlo ‘barbone’, è una parola che non gli rende affatto giustizia. Era un uomo libero, questo sì. Dopo aver visto l’articolo che raccontava la sua storia e quella bella foto sulla Nazione, mi sono detta che era giusto fare questa cosa per lui, dare un volto a quella lapide. Un omaggio minimo, perché la gente possa trovare la tomba di Roberto e deporvi un fiore, come ho fatto io, insieme a una preghiera".