"Che amarezza, vendo la mia storica tenuta"

Clamorosa decisione dell’imprenditore Gaetano Spadaro. "Il Covid non ci fa andare avanti, spero di trovare un magnate russo"

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La lunga emergenza Covid mette in crisi anche il settore delle ville e degli agriturismi. E c’è chi decide purtroppo di mollare, anche tra gli storici alfieri di questa categoria. E’ il caso clamoroso dell’imprenditore Gaetano Spadaro, 59 anni, che ha deciso di mettere in vendita la propria suggestiva tenuta sulle colline di Gragnano. Grande appassionato di rally, da molti anni in politica (è consigliere comunale della Lega a Capannori), Spadaro non è certo uno che si scoraggia facilmente. Eppure...

"Ho preso una decisione molto sofferta – commenta Gaetano Spadaro – . Purtroppo devo vendere. L’ho affidata ad alcune agenzie immobiliari senza esclusiva, puntando su qualche straniero, magari un ricco russo o americano. Ma resto a vivere in Lucchesia, con altri progetti...".

"Ho dedicato anima e corpo a questa azienda per quasi quarant’anni. Nel 1982 venni via da Roma e presi in mano la fattoria di Gragnano, comprata da mio nonno Gaetano nel 1959 dalla famiglia Fontana della Salov. Lui era un ingegnere e aveva anche depositato un brevetto per costruzioni antisismiche. Un’idea nata dopo il terremoto di Reggio Calabria dove perse una sorella. Il paradosso fu che l’allora Villa dei Cardinali era senza fondazioni. La demolì e la ricostruì negli anni Sessanta".

"Oggi – sottolinea Gaetano Spadaro – la tenuta consta di una villa antisismica di 700 metri quadri con mattoni facciavista, completata da una fattoria e un parco secolare. Una proprietà di 15 ettari circoscritta, sulla collina dominante di Gragnano, con il lago americano vicino alla Pesciatina, chiamato così perché i primi affittuari furono soldati di Camp Darby. In totale tra villa, rustico e casette sono 2000 metri quadri, più piscina".

Ricordi splendidi che si accavallano con altri più amari.

"Negli anni in cui facevo l’assessore in Provincia mi fecero esposti e denunce. Era il dicembre 1996: avevo 8 ettari di vigjne e producevo 750 quintali di vino. I Nas bloccarono tutto, sospettando una truffa con il vino. Mi chiusero per due anni, poi emerse che il prodotto era pulito. Tante scuse. Ma io ci rimasi male e feci buttare giù tutti i vigneti piantando 1500 olivi più altrettanti già esistenti. Ora ce ne sono 3000. Un’azienda biologica certificata da 25 anni e diventata anche agriturismo. Le cantine sono un ristorante per 120 persone e le case dei contadini sono alloggi per l’agriturismo".

Poi l’onda lunga del Covid che ha spazzato il turismo.

"Dal 1982 a oggi sono passati tanti anni, io ne ho 59, sono un po’ stanco. Da un anno e mezzo, incluso l’inverno passato, non si lavora. Facevo le navi delle crociere che arrivavano da Livorno: visita guidata a Lucca poi a pranzo da me e poi visita a una villa storica nella Piana. Tre pullman a settimana. Poi i gruppi di Montecatini, degustazioni d’olio. E i matrimoni in villa del comune di Capannori, anche con la chiesetta consacrata".

"Sono stanco di questa situazione e oggi c’è un mondo tutto diverso, troppa concorrenza sleale, poco legame con l’agricoltura. Ho ricevuto bollette Ascit come se nel 2020 avessi avuto l’agriturismo pieno: un rimborso di 120 euro su oltre 4000. I ristori? Solo 1500 euro all’azienda da parte dello Stato e due volte 600 euro come imprenditore agrituristico. Elemosine..."

Paolo Pacini