Chat dell’orrore, quindici adulti nel mirino

Il lavoro degli investigatori si allarga anche ai maggiorenni per capire quale ruolo hanno svolto nel “giro“ di immagini-choc

Chat dell’orrore (archivio)

Chat dell’orrore (archivio)

Lucca, 13 luglio 2020 - Dietro il giro di immagini choc c’è la mano di uno o più adulti? Sì, sembrebbe. Almeno 15, quanti sarebbero quelli nel mirino dell’autorità giudiziaria. E quale rapporto avrebbero con i minorenni indagati? Queste alcune delle domande alle quali, in queste ore, cercano di rispondere gli investigatori della Polposta, ’sbobinando’ e analizzando quasi un anno di chat e immagini. La prima chat dell’orrore infatti spunta a luglio 2019. Lì dentro sarebbero apparsi, con cadenza sempre più frequente, i video e le immagini pedopornografiche più scioccanti.

Le stesse per cui, oggi 20 minorenni, di cui 7 con appena 13 anni, sono indagati dalla procura dei minori di Firenze. Le ultime conversazioni invece, risalgono a qualche settimana fa. Poi lo stop arrivato con le perquisizioni delle Postale in 14 province italiane tra cui Pisa e Lucca da cui è scattata la denuncia da parte della madre di un 15enne a cui la donna aveva scoperto le immagini incriminate sullo smartphone. Attualmente è lui a essere considerato il promotore delle chat. Ma questa non è l’unica pista. E nei prossimi giorni in altre procure toscane come quella di Lucca o di Pisa potrebbero essere aperti altri fascicoli. Ma stavolta a carico di maggiorenni. Il sottinteso: i ragazzini non hanno agito da soli, ma potrebbero esser stati spinti a farlo. A supporto della tesi ci sarebbero alcune immagini visionate dalla Squadra di contrasto alla pedopornografia online di Firenze.

Si tratta di scatti di minori immortalati durante violenze sessuali. Ma anche video che raffigurano esecuzioni e soggetti che si sparano alla testa con armi da fuoco, togliendosi la vita. Il motivo dell’attenzione: risalire il bandolo della matassa digitale e capire se dietro le chat ci possa essere la mente o la frequentazione dei giovanissimi con qualche adulto. O se le chat segrete degli adolescenti (il più grande ha 17 anni) siano legate in qualche maniera a una ’rete’ più ampia. Magari nata con l’obiettivo di reclutare minorenni per gli orchi. La certezza è che il mazzo digitale di queste immagini per i ragazzini ha appesantito l’ipotesi di reato: non solo detenzione, divulgazione e cessione di materiale pedopornografico. Ma anche istigazione a delinquere «poiché espressione di violenza e sopraffazione considerate idonee all’eccitamento sessuale». Dalla prima chat della scorsa estate, il giro delle immagini si era allargato a quelle criptate dell’app Telegram. Qui i ragazzini, di cui tre amici residenti tra Versilia e Lucchesia avevano incontrato gli altri 17 minorenni indagati e residenti in altre latitudini. Nei prossimi giorni saranno ascoltati dagli investigatori col supporto di uno psicologo.

Claudio Capanni