"Caso Seung: prima del delitto nessun evidente fatto clinico per motivare la sua detenzione"

Il professor Alessandro Meluzzi, consulente scelto dalla difesa: "Ho accettato l’incarico perché i casi difficili come questo aiutano a comprendere anche quelli in apparenza facili".

"Caso Seung: prima del delitto  nessun evidente fatto clinico  per motivare la sua detenzione"

"Caso Seung: prima del delitto nessun evidente fatto clinico per motivare la sua detenzione"

Prima del delitto non ci sarebbero stati i presupposti per la detenzione. Ora sì. E’ la lettura del professor Alessandro Meluzzi (nella foto), psichiatra, criminologo, ma soprattutto personaggio televisivo che ha accettato di essere consulente per la difesa di Gianluca Paul Seung, il 35enne accusato di aver ucciso la dottoressa Barbara Capovani: ora si trova in carcere.

Ieri mattina l’Ufficio di Sorveglianza di Pisa ha rinviato a settembre l’udienza per valutare la pericolosità sociale e le misure da prendere sul 35enne, dopo che vari procedimenti sono stati riuniti. Allora saranno già pronte le perizie sull’uomo: la prossima settimana sarà dato incarico ai consulenti di parte per stabilire se può essere processato.

Professore, che cosa l’ha spinta ad accettare l’incarico?

"Sono affascinato dal mistero della natura umana. I casi estremi, che sfidano la logica, aiutano a chiarirsi le idee anche per quelli che all’apparenza sono facili".

Ma si è fatto già un’idea su questa tragedia?

"Non ho ancora incontrato il paziente, lo farò appena avrò il permesso. La mia prima impressione è sulla base della descrizione mediatica. Da criminologo procedo seguendo il principio del soccorrere i vivi nel rispetto pieno della vittima cercando le motivazioni del gesto".

Ecco, il movente, secondo lei quale può essere stato?

"La vittimologia (disciplina che studia la relazione tra vittima e autore dell’atto, ndr) talvolta è scienza infelice, ma è importante capire che cosa è avvenuto prima. E’ stato un evento caotico? Bisogna verificare il rapporto causa-effetto. Tutto il processo si baserà sui dati psichiatrici, sta diventando una prassi per la procedura penale italiana".

Seung era libero al momento dell’omicidio, non sarebbero state necessarie misure nei suoi confronti? E quali?

"Da quando hanno chiuso i manicomi, non si può mettere qualcuno in detenzione in assenza di giudizi e fatti clinici incontrovertibili. Era stato valutato da psichiatri in più occasioni e dichiarato incapace di intendere e volere. L’errore in medicina è frequente, in psichiatria lo è ancora di più. E’ ancora tutto da vedere".

Ma adesso che è accusato di aver massacrato la professionista pisana? E quale dovrebbe essere per lei la sua destinazione?

"Per le situazioni precedenti non vedevo i presupposti, per l’ultima sì. Il carcere non è più adeguato se lui viene riconosciuto malato di mente".

La giudice per le indagini preliminari ha imposto la misura in carcere per il pericolo della reiterazione del reato.

"Sì, per uno psichiatricida - questa l’accusa - è necessaria maggiore attenzione, data la natura particolare del rapporto paziente-psichiatra e visto che di psichiatri ce ne sono tanti".

Anche se lui non era un paziente della dottoressa Capovani che ne aveva firmato solo le dimissioni quando fu ricoverato a Pisa.

"Sono tutti dettagli da approfondire, perché è nei dettagli - si dice - che si nasconde il diavolo".

Antonia Casini