Casa in affitto negata a coppia gay: "Che dolore, siamo persone oneste"

"I proprietari vogliono solo famiglie tradizionali". La discriminazione può arrivare anche nel bel mezzo di una trattativa per l’affitto di casa che non viene fatta visionare a due gay

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Lucca, 16 aprile 2017 - E’ successo in Valdera a Matteo, un ventiseienne lucchese e al suo compagno Davide, 36 anni, di Pisa. Ed è stata proprio l’associazione Pinkriot Arcigay della città della Torre Pendente ad aver reso nota la vicenda, alzando la voce e parlando di «episodio discriminatorio di stampo omofobico non è tollerabile in una società moderna che dovrebbe essere inclusiva e rispettosa di ogni differenza». L’episodio ricorda molto da vicino quanto accaduto appena pochi giorni fa a Torino dove a un’altra coppia di omosessuali era stato negato l’affitto di un’abitazione. E mentre il popolo del web, appresa la notizia, s’indigna e parla di «atteggiamento ignorante e retrogrado», Matteo sceglie di raccontare il suo punto di vista sulla vicenda e di ricostruire quanto accaduto in Valdera.  Allora, cominciamo dall’inizio: che cosa vi ha portato a chiedere informazioni sulla quella casa in particolare a Pontedera? «Su internet abbiamo visto alcuni appartamenti di nostro interesse in città, dove ci vogliamo trasferire perché logisticamente è perfetta: Davide lavora in zona, io faccio un corso nelle vicinanze. E’ baricentrica. Tutte queste case sono in mano ad una stessa agenzia, così la contattiamo, ci prendiamo un appuntamento nel quale illustriamo le nostre esigenze e visioniamo anche una casa. La sera stessa, al rientro, torniamo su internet e ne vediamo un’altra molto carina sempre dell’agenzia che ci stava servendo, quindi avendo il cellulare contatto subito la ragazza con cui avevamo parlato». Comincia qui il problema? «Già, comincia qui. Lei ci risponde subito che quella casa non è possibile neanche vederla perché il proprietario vuole solo famiglie tradizionali. Sul momento non ci faccio troppo caso, poi con Davide ci siamo guardati, ci abbiamo ripensato e decidiamo di mandarle un messaggino su WhatsApp per chiedere più precisamente cosa voleva dire con quel ‘tradizionale’. Insomma, le chiediamo se la casa non si poteva vedere perché siamo due uomini, due gay. E lei ci ha risposto di sì». E’ in quel momento che avete deciso di rendere pubblico l’episodio? «Abbiamo creduto che non fosse giusto far passare tutto sotto silenzio, perché è nei silenzi che covano le discriminazioni di tutti i tipi. Abbiamo contattato l’Arcigay e raccontato l’accaduto. E’ una cosa grave: non ci negano la casa perché temono che due uomini la distruggano.... Dietro c’è dell’altro. E’ il volto peggiore di questa storia». Avete già subito episodi di discriminazione? «Stiamo insieme da due anni e abbiamo convissuto un anno a Lucca. E’ andato tutto benissimo ed abbiamo lasciato un ottimo ricordo al padrone di casa. Anche i gay sanno comportarsi bene, essere educati, gentili, puliti e onesti...». Vi ha fatto molto male questa vicenda? «Sì, ci ha fatto davvero male. Credevamo superate queste cose, nel 2017 e in questa terra. O comunque non eravamo pronti». Verrete a Pontedera comunque? «Sì, stiamo cercando. Ma abbiamo già cambiato agenzia». Ora dove vivete? «Per il momento ognuno dai suoi, siamo in attesa di una casa».