Caso "Carrara", i sei studenti indagati sfilano in questura

Due psicologi assisteranno i giovani nei colloqui con i poliziotti insieme ai rispettivi genitori

La dirigente della squadra mobile di Lucca, Silvia Cascino

La dirigente della squadra mobile di Lucca, Silvia Cascino

Lucca, 8 maggio 2018 - PRENDONO il via oggi in questura a Lucca gli interrogatori dei sei studenti indagati dalla procura minorile per gli episodi di bullismo all’Itc «Carrara» nei confronti del docente 64enne di italiano e storia. Saranno interrogati (e stavolta non potranno certo sottrarsi con qualche sberleffo) dai poliziotti della squadra mobile, diretta dalla dottoressa Silvia Cascino, alla presenza di due psicologi e anche dei rispettivi genitori. Gli interrogatori saranno distribuiti a partire da oggi in più giorni, per dare modo ai ragazzi di affrontare con la necessaria calma questo impegno. Si tratta di minori, non va dimenticato, e sono necessarie particolari tutele.

I reati ipotizzati per gli alunni indagati sono al momento violenza privata e minacce gravi nei confronti dell’insegnante, ma la configurazione precisa potrà emergere solo al termine di tutta l’indagine. Non va tuttavia dimenticato il ruolo di pubblico ufficiale del docente durante la lezione che potrebbe aggravare la situazione. Né va trascurata la questione della diffusione dei 4 video sui social, dove hanno avuto poi una vera e propria esplosione di condivisioni. Insomma i punti da chiarire sono molteplici.

Intende chiarirli anche il docente finito nel mirino dei bulli, che si trova ora al centro di accertamenti interni attivati dalla scuola, finalizzati ad eventuali provvedimenti disciplinari. Quasi un paradosso, dall’esito oltretutto incerto. Il nodo centrale sarebbe la mancata comunicazione al dirigente scolastico in merito ai clamorosi episodi accaduti in classe e mostrati nei filmati. Il professore intanto è stato ascoltato di nuovo in questura su alcuni punti chiave della delicata vicenda e nei prossimi giorni il suo avvocato Francesco Frezza presenterà una denuncia indicando anche i nomi dei responsabili. Uno dei punti nodali a livello penale è anche la diffusione stessa di quel materiale video sui social, lesiva della reputazione del docente che spesso viene mostrato infatti con il volto in chiaro.

 

I ragazzi negano di averli inviati al di fuori della loro chat interna di WhatsApp dove pensavano solo di farsi qualche risata. Ma è ovvio che qualcuno quelle immagini le ha diffuse su altri canali, compreso Facebook, senza alcuna cautela. Di questo segmento dell’indagine si occupa la polizia postale, che ha sequestrato i cellulari degli studenti proprio per risalire anche alla diffusione a terzi dei video.