Il rettore di Imt Rocco De Nicola, fra i docenti più accreditati del settore informatico

L’attacco hacker registrato tra domenica e lunedi in vari Paesi tra cui l’Italia, sta facendo discutere anche il mondo accademico che si occupa di formazione in cybersicurezza. La Scuola Imt Alti Studi di Lucca risulta l’ateneo capofila per il dottorato nazionale in cybersicurezza di cui è coordinatore il rettore di Imt Rocco De Nicola, docente fra i più accreditati del settore informatico con una vastissima esperienza: amministrazione del CINI, vice-direttore del Cybersecurity National Laboratory e direttore del Cybersecurity Competence Center of Tuscany (C3T).  Professor De Nicola, cosa sta accadendo?  "Dal punto di vista pratico, sfruttano la debolezza dei computer, inseriscono un programma sul pc e cifrano i dati, chiedendo successivamente il riscatto". Come può essere possibile?  "La falla sta nell’aggiornamento; insomma, c’è chi non ha prestato attenzione e così è più facile rendere vulnerabile il computer". Chi è stato vittima di questo attacco, sistemi pubblici che contengono dati sensibili o segreti oppure altri soggetti?  "Non è stato fatto su computer particolari, si tratta perlopiù di Server Provider che forniscono il tempo macchina, in pratica chi mette a disposizione i servizi: c’è già una lista di questi soggetti".  La modalità del riscatto come avviene, è possibile tracciare le operazioni? "Viene richiesto un riscatto in Bitcoin, fornendo al ricattato un codice identificativo; per capire, viene garantito l’anonimato, come un tempo quando portavano i soldi in Svizzera; vi è un dibattito aperto su come fare a individuare questi soggetti, ma non è così semplice come si può pensare, perché occorre una password: sono menti criminali, basti pensare che pianificano l’azione individuando il giorno e l’ora, quindi si tratta di gente bene organizzata, che fa partire l’attacco contemporaneamente laddove ha deciso di colpire".  Lei è amico di Roberto Baldoni, il direttore generale dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza che dipende direttamente dalla presidenza del consiglio: vi siete sentiti?  "In questi giorni no, però a meno che non sia trattenuto a Roma per impegni di lavoro, lunedì sarà a Lucca a inaugurare l’inizio del dottorato di ricerca in cybersicurezza di cui Imt è capofila e il sottoscritto coordinatore. Sarà lui, e la cosa ci riempie di soddisfazione, a tenere la prima lezione agli studenti".  Cosa fare dunque per evitare questi attacchi?  "Posso solo dire che c’è bisogno di tanta formazione perché avere professionisti esperti del settore, significa poi, come stiamo vedendo, evitare di essere messi sotto ricatto, che poi si traduce in denaro da sborsare: la sicurezza non è un costo ma un investimento".  Maurizio Guccione

Cronaca

L’attacco hacker registrato tra domenica e lunedi in vari Paesi tra cui l’Italia, sta facendo discutere anche il mondo accademico che si occupa di formazione in cybersicurezza. La Scuola Imt Alti Studi di Lucca risulta l’ateneo capofila per il dottorato nazionale in cybersicurezza di cui è coordinatore il rettore di Imt Rocco De Nicola, docente fra i più accreditati del settore informatico con una vastissima esperienza: amministrazione del CINI, vice-direttore del Cybersecurity National Laboratory e direttore del Cybersecurity Competence Center of Tuscany (C3T). 
Professor De Nicola, cosa sta accadendo? 
"Dal punto di vista pratico, sfruttano la debolezza dei computer, inseriscono un programma sul pc e cifrano i dati, chiedendo successivamente il riscatto".
Come può essere possibile? 
"La falla sta nell’aggiornamento; insomma, c’è chi non ha prestato attenzione e così è più facile rendere vulnerabile il computer".
Chi è stato vittima di questo attacco, sistemi pubblici che contengono dati sensibili o segreti oppure altri soggetti? 
"Non è stato fatto su computer particolari, si tratta perlopiù di Server Provider che forniscono il tempo macchina, in pratica chi mette a disposizione i servizi: c’è già una lista di questi soggetti". 
La modalità del riscatto come avviene, è possibile tracciare le operazioni?
"Viene richiesto un riscatto in Bitcoin, fornendo al ricattato un codice identificativo; per capire, viene garantito l’anonimato, come un tempo quando portavano i soldi in Svizzera; vi è un dibattito aperto su come fare a individuare questi soggetti, ma non è così semplice come si può pensare, perché occorre una password: sono menti criminali, basti pensare che pianificano l’azione individuando il giorno e l’ora, quindi si tratta di gente bene organizzata, che fa partire l’attacco contemporaneamente laddove ha deciso di colpire". 
Lei è amico di Roberto Baldoni, il direttore generale dell’Agenzia nazionale per la cybersicurezza che dipende direttamente dalla presidenza del consiglio: vi siete sentiti? 
"In questi giorni no, però a meno che non sia trattenuto a Roma per impegni di lavoro, lunedì sarà a Lucca a inaugurare l’inizio del dottorato di ricerca in cybersicurezza di cui Imt è capofila e il sottoscritto coordinatore. Sarà lui, e la cosa ci riempie di soddisfazione, a tenere la prima lezione agli studenti". 
Cosa fare dunque per evitare questi attacchi? 
"Posso solo dire che c’è bisogno di tanta formazione perché avere professionisti esperti del settore, significa poi, come stiamo vedendo, evitare di essere messi sotto ricatto, che poi si traduce in denaro da sborsare: la sicurezza non è un costo ma un investimento". 
Maurizio Guccione

"Attacchi hacker e ricatti?  Investiamo nella sicurezza"    

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"Attacchi hacker e ricatti? Investiamo nella sicurezza"

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