Anche in Lucchesia 48 ore di stop I benzinai incrociano le braccia

Sciopero, la scelta di aderire è condivisa dalla maggioranza dei gestori dopo che le accise sono tornate a salire "Non siamo noi a stabilire i prezzi al distributore, è la compagnia petrolifera a controllare i costi"

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Anche nella provincia di Lucca i benzinai si apprestano ad incrociare le braccia e ad aderire allo sciopero indetto da Faib, Fegica e Figisc-Anisa. Le sigle sindacali di categoria, infatti, dopo un’iniziale sospensione, hanno scelto di mantenere la linea dura di fronte al fallimento delle trattative e al mancato accordo con il governo e di indire nuovamente uno sciopero a livello nazionale di 48 ore a partire dalle 19 del 24 gennaio che riguarderà anche gli impianti self-service.

Una scelta condivisa dalla maggioranza dei benzinai e ritenuta inevitabile dato che da tempo l’esecutivo sta cercando di scaricare su di loro la responsabilità dell’aumento del prezzo del carburante, che in Europa si conferma essere uno dei più costosi per i consumatori. "Probabilmente aderiremo allo sciopero - ci dice Daniele Isola, del distributore Eni sulla via Nuova per Pisa - , attendiamo la conferma e la decisione del responsabile". "Abbiamo scelto di partecipare allo sciopero della prossima settimana - racconta Fiorella Checchi del distributore Esso di viale San Concordio - , i problemi della nostra categoria sono molti a cominciare da quanto si guadagna e dal fango che in questo periodo c’è stato tirato addosso. Non siamo noi a stabilire i prezzi al distributore, è la compagnia petrolifera a controllare i costi, non abbiamo noi questo potere. Per queste ragioni anche la scelta di rendere obbligatoria l’esposizione del prezzo medio settimanale del carburante non serve a niente e per i cittadini non risolverà nessun problema".

Il malcontento ha avuto origine con l’inizio del nuovo anno, quando il governo Meloni ha deciso di non rinnovare, con la nuova legge di bilancio, lo sconto sulle accise voluto dal governo Draghi e che per mesi aveva contribuito a contenere l’aumento dei costi del carburante.

Uno sconto però ritenuto eccessivamente costoso dal nuovo governo per le casse dello Stato, che ha infatti deciso di investire tali risorse finanziarie altrove. Come risultato, dal primo gennaio le accise sul carburante sono tornate a salire provocando nel giro di ventiquattro ore un aumento consistente del prezzo della benzina e del gasolio, che si è abbattuto sui consumatori e a cascata sulla grande distribuzione e sui trasporti.

Non bisogna infatti trascurare come la somma di Iva e accise influiscano per più del 55% nel determinare il prezzo finale di benzina e diesel, un peso notevole e che, nonostante molte promesse da parte della politica, non si è stati capaci di ridurre nel corso degli anni. Ecco che quindi si è cercato di giustificare l’aumento dei prezzi al distributore scaricando la colpa sui singoli benzinai e su una qualche manovra economica speculativa, da ciò l’idea anche di esporre al pubblico il prezzo medio settimanale del carburante.

Un’iniziativa che però non cambierà la situazione, dato che il recente aumento dei prezzi al distributore è dovuto al ritorno in pieno delle accise scontate durante gli scorsi mesi.

Andrea Falaschi