"Dicevano di stare tranquilli, invece mi è morto tra le braccia"

La testimonianza del padre del piccolo Alessandro Favilla al processo contro tre medici. Ascoltata anche la nonna materna

Il processo per il bimbo morto

Il processo per il bimbo morto

Lucca, 2 febbraio 2017 - Nuova udienza ieri al processo per la tragica fine di Alessandro Favilla, il bimbo di dieci anni morto soffocato davanti ai genitori il 25 ottobre 2012, nell’abitazione di via Orzali. A giudizio per concorso in omicidio colposo aggravato da colpa medica, davanti al giudice Stefano Billet, ci sono tre medici: la pediatra dell’ospedale Elisabetta Spadoni, il pediatra di guardia medica Graziano Vierucci e il pediatra di famiglia Giuseppe Fontana. Tornerà intanto davanti al gup il pediatra Marco Montesanti, prosciolto un anno fa, con una sentenza che la Cassazione lunedì ha annullato con rinvio.    Ieri è stata la volta del padre di Alessandro, Emanuele Favilla e della nonna materna Annalisa. Il papà di Alessandro ha ripercorso con lucida determinazione le ultime settimane del bimbo, elencando minuziosamente le visite cui fu sottoposto in ospedale e dal pediatra di famiglia. Il pm Aldo Ingangi ha cercato di chiarire, con varie domande, in particolare perché i referti dicevano che il respiro era buono, mentre i genitori raccontano una realtà diversa. «Lo portavamo dai medici – ha raccontato Emanuele Favilla – e ogni volta spiegavo loro del recente intervento alla spina dorsale e che da giorni respirava sempre peggio, era debole, non era lui. Il respiro era affannoso sempre, ma loro dicevano che i polmoni erano liberi. Ci hanno rassicurato tutti. Io ero spaventato: a Roma dopo l’intervento Ale era andato in apnea per i catarri e io ero rimasto sotto choc. Temevo di trovarmi in un dramma simile e di non sapere cosa fare. “Perché questo allarmismo?”, ci chiedevano i medici. Ma per sicurezza lo facevamo dormire con noi».   «La mattina del 25 ottobre Ale si è alzato ed era debole, aveva una tosse secca strana. Mentre lo vestivo ha detto “stanco, tanto stanco”. Io l’ho abbracciato, ma lui si è sdraiato sul letto a faccia in giù. Poi si è alzato. Gli occhi gli si sono rovesciati indietro come in rianimazione. Io e Alessia abbiamo tentato anche la respirazione bocca a bocca. Niente da fare... Se avessi pensato che Ale poteva essere in pericolo di vita, avrei rovesciato l’ospedale per farlo ricoverare. Non avrei aspettato di farmelo morire in braccio. Invece mi tranquillizzavano...».    Ascoltata in aula anche la nonna Annalisa Martinelli, che ha raccontato commossa gli ultimi giorni di Alessandro, «il respiro rumoroso e affannoso che aveva dall’11 ottobre in poi» e di quando le si «addormentò esausto ai piedi, lui che era un bimbo allegro e pieno di energie». Acquisito anche il video in cui si vede Alessandro a scuola il 19 ottobre 2012, mentre parla con grandi difficoltà respiratorie. Su questo, il 9 febbraio testimonierà in aula proprio la maestra che girò le immagini.