A 90 anni dietro al banco "Questo bar è la mia vita"

Il record di Giuseppina Lucchesi che manda avanti l’attività con figlio e nipote

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BORGO A MOZZANO

Con il ritorno alla zona gialla la mitica Beppa, al secolo Giuseppina Lucchesi, che il 31 dicembre scorso ha compiuto 90 anni, ha ripreso il timone al bar del Pescatore sulla rotonda del Ponte Pari a Borgo a Mozzano. Il locale, di cui è oggi titolare il figlio Pietro Allegretti, dal 1997, riammodernato, ha cambiato nome in "Blu Matisse", meta di tanti giovani, oggi purtroppo limitati dalle misure anti-covid. La Beppa, dinamica e sempre pronta alla battuta, a Borgo tutti la conoscono. Lei insieme alla sorella Ornella di 83 anni, è la colonna portante del locale, mentre l’altra sorella Pasquina, 87 anni è addetta a fare il gelato in estate. A festeggiarla, a nome del sindaco, sono stati i consiglieri comunali Simona Girelli e Armando Fancelli. Giuseppina Lucchesi, rimasta vedova nel 2005 dal marito Luciano Allegretti, geometra, ha legato il suo nome alla storia del locale, che riflette e cadenza da tanti anni gli avvenimenti di Borgo a Mozzano. Adiacente al Bar c’è il ristorante che, dopo varie gestioni, oggi è chiuso.

"Qui c’è tanto della mia vita, almeno 60 anni - ci dice - perché il primo locale lo aprimmo nel 1954, sulla statale del Brennero, successivamente occupati dal primo Hotel Milano e il Gallo d’oro, per poi nel 1965 traferirci nell’attuale, che abbiamo edificato proprio ex novo, rischiando ma credendo nell’investimento. Con mio figlio Pietro, che ha 50 anni – aggiunge – c’è già la terza generazione, perché suo figlio, mio nipote, Leonardo, 21 anni, ha iniziato a lavorare al banco. Io sono contenta di poter dare una mano, anche perché negli anni le tante persone che hanno frequentato il locale non sono soltanto clienti, ma in tanti sono diventati amici".

Molti sono gli aneddoti che Beppa ci racconta, con schiettezza e un po’ di nostalgia, legati, appunto, alle frequentazioni del bar-ristorante, un tempo anche albergo. "Negli anni settanta – ricorda – vennero a lavorare nella zona dei ragazzi da diversi punti d’Italia, come manutentori di cartiera e con altre mansioni. Con loro, avevo istaurato un bel rapporto, sia di confidenza che di affetto e anni dopo alcuni sono tornati a trovarmi per farmi conoscere le loro mogli, quasi come fossi una di famiglia. Oggi purtroppo - conclude - sono molto rattristata per la pandemia perché mi sento inutile senza il mio bar e le persone che ogni giorno incontravo, ma sono sicura che supereremo questi brutti momenti e tutto tornerà come prima".

Marco Nicoli