Lucca, 10 febbraio 2014 - L’inizio di uno dei film più acclamati del cinema italiano, è ambientato dalle nostre parti. Parlo del celebre «Non ci resta che piangere» con la bella e memorabile interpretazione di Troisi e Benigni. Il borgo immaginario dove parte la storia, si chiama Frittole: che nella sceneggiatura risulta essere un borgo della lucchesia. Non vi sto dicendo una bugia, me ne sono stupito io stesso di questa singolare coincidenza. E basta andare a cercare su Internet per avere la conferma. Questo mi dà lo spunto per
iniziare la riflessione di oggi. Perché il titolo della pellicola, sarebbe perfetto per poter commentare fatti e situazioni avvenute negli ultimi tempi. Quante volte, infatti, abbiamo esclamato «non ci resta che piangere». Io, però, voglio coniare un detto all’incontrario, e cioè ... «non ci resta che ridere».

A VOLTE, per evitare di cadere in depressione, bisogna prenderla con filosofia scherzandoci sopra.
Proviamo? Ma sì. In fondo dietro l’apparente serietà siamo degli inguaribili burloni. In città non si continua che parlare della volontà del Comune di realizzare alloggi per rom, sinti e altre emergenze sociali in pieno centro storico. Tra le cose più divertenti che ho letto sull’argomento in questi ultimi giorni, quella più ganza
è sul blog «La Voce di Lucca». Dove c’è chi ha ribattezzato il discusso progetto con un nome familiare, «Ztl».
No, il traffico non c’entra proprio nulla, ecco cosa si nasconde dietro la sigla.

SECONDO l’autore, che ne attualizza il senso, Ztl significa oggi «Zingari Traslocati Luccadentro». Ah ah ah, scusate se sogghigno (perché l’argomento è serio) ma la pensata è davvero spiritosa. E testimonia come
sulla questione c’è pure chi riesce a fare sana ironia. Che ci vuole: la battuta, almeno per un attimo, può svelenire anche il clima, seppure la gente sia veramente arrabbiata. E siccome voglio continuare ad essere ilare, mi permetto di affermare «non ci resta che ridere» anche di fronte all’ormai violento scontro istituzionale tra il presidente della Provincia, Baccelli, e il sindaco Tambellini. Se ne stanno dicendo di tutti colori, tanto che non si sa come andrà a finire questo strappo senza precedenti tra due esponenti del Pd.

CI CONFIDA un politico di area: «Per risolvere la controversia tra i due, bisognerebbe chiuderli
a chiave in una stanza e nascondere le chiavi, riaprendo la porta solo quando si sono calmati».
E’ troppo irriverente, oppure anche in questo caso si può farci una risata su? Del resto lavare i panni sporchi in famiglia non va più di moda. Ma andiamo a Capannori: oggi sfida per le primarie con cui il centrosinistra sceglierà tra ben 4 contendenti, chi sarà l’eventuale successore di Re Giorgio (al secolo Del Ghingaro) sulla poltrona di sindaco. I candidati sparano uno contro l’altro, ma tutti giurano che dopo il risultato (chiuque sarà il vincitore) gli sconfitti gli daranno una mano per le elezioni vere che si terranno a maggio. Voi ci credete? Lo speriamo per loro: ma nel dubbio, per il momento, «non ci resta che ridere». Per toccare tutto il territorio, parliamo anche dell’amata Garfagnana.


NON PASSA stagione che non sia flagellata dal maltempo, con danni gravissimi. Ogni tre per due sentiamo chiedere la proclamazione dello stato di calamità, o annunci dell’arrivo di finanziamenti. Viene da ridere (ma in realtà è da piangere) perché abbiamo perso il conto dei soldi che sarebbero dovuti arrivare. Oltretutto con procedure di rimborso danni farraginose. E così finisce che per chiedere duemila euro e più, se ne spendono altrettanti per farsi assistere da un professionista... Insomma, cari lettori, anche su cose gravi, oggi abbiamo cercato di sdrammatizzare. Del resto, come si chiamava il paese nel film di cui vi ho parlato all’inizio? Frittole. E’ nato dall’immaginazione degli sceneggiatori, eppure sembrano averci azzeccato. La Lucchesia, in fondo, è la patria dell’aria fritta.

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